QUESITO:
Si scrive “Non so chi tu sia”, “Non so tu chi sia” o “Non so chi sia tu”? la prima sembra l’opzione più comune.
RISPOSTA:
La forma più naturale della frase è la prima, con la proposizione principale, non so, che regge una subordinata interrogativa indiretta al congiuntivo introdotta da un pronome interrogativo, chi tu sia. La seconda versione si spiega con l’intento del parlante di tematizzare il soggetto, cioè sottolineare, anticipandolo, che esso rappresenta l’informazione sulla quale verte il contenuto del pezzo di frase seguente. Con questo movimento, si noti, si crea una forzatura sintattica, perché il soggetto della subordinata viene a trovarsi all’interno della reggente (non so tu | chi sia) oppure la subordinata è costruita in modo anomalo (tu chi sia). Per questa ragione questa versione è adatta al parlato ma non allo scritto.
Anche la terza versione è il risultato di un intento pragmatico, come la seconda: in questo caso il soggetto della proposizione subordinata è focalizzato attraverso lo spostamento a destra. Tale sfumatura pragmatica, che nel parlato è accompagnata da un innalzamento del tono della voce, lascia intendere che ci sia un confronto con un altro soggetto. Per la verità, questa formulazione sembra più teorica che concreta: non è facile immaginare un contesto in cui potrebbe essere effettivamente usata; se ne può immaginare una variante inserita in una conversazione del genere:
- Non so più chi sei.
- No, io non so chi sia tu.
Lo spostamento a destra del soggetto non produce forzature sintattiche: la frase così formata è, quindi, comunque più adatta al parlato che allo scritto (in quanto marcata), ma nello scritto non determina un abbassamento stilistico.
Fabio Ruggiano
QUESITO:
So perfettamente che nell’italiano standard l’avverbio sempre va messo sempre dopo il verbo. Vale la stessa cosa per quasi sempre? A me la frase “Quasi sempre mangio carne la domenica” suona naturale, ma non so bene se si rifaccia a un italiano regionale o a quello standard.
Mi autereste a chiarire questo mio dubbio?
RISPOSTA:
Più che in posizione postverbale, l’avverbio sempre si trova naturalmente accanto al sintagma che focalizza, che a sua volta si trova di solito dopo il verbo. Questo avverbio, infatti (come anche, soltanto, neanche e simili), ha il potere di far risaltare qualsiasi sintagma della frase che lo segua; prendendo la sua frase, per esempio, si noti come il picco informativo si sposti allo spostarsi dell’avverbio, anche se il sintagma si trova prima del verbo: “Mangio sempre carne la domenica”, “Mangio carne sempre la domenica” (ovvero ‘soltanto la domenica’), “Sempre carne mangio la domenica”, “Sempre la domenica mangio carne”. Gli avverbi focalizzanti non funzionano con i verbi, e per questo non si trovano davanti ai sintagmi verbali; possono, però, trovarsi tra l’ausiliare e il participio passato di un tempo composto, per focalizzare proprio il participio passato (“Ho sempre amato il calcio”). Quando è composto con quasi, sempre può mantenere la sua funzione di focalizzatore di un sintagma (“Mangio quasi sempre carne la domenica”), oppure può perderla, per divenire un’espansione, ovvero un’informazione aggiuntiva riferita all’intera frase, non a un singolo sintagma. Se serve a questo, l’avverbio può trovarsi all’inizio della frase, come nel suo esempio, o alla fine (“Mangio carne la domenica quasi sempre”), o anche in mezzo, purché sia pronunciato con una cadenza che ne chiarisce la natura di espansione (si noti la differenza tra “Mangio carne quasi sempre la domenica“, in cui quasi sempre focalizza la domenica, e “Mangio carne quasi sempre la domenica”, in cui quasi sempre si riferisce a tutta la frase.
Fabio Ruggiano
QUESITO:
Nella frase “Sono venuti tutti”, tutti potrebbe sostituire, per esempio, tutti gli invitati, che è soggetto del verbo. Mi chiedo se entrambe le posizioni, pre e postberbale, di tutti pronome siano del tutto valide e se c’è una prevalenza di una posizione rispetto all’altra. A me la posizione postverbale sembra più naturale, ma non so spiegarmi il motivo.
RISPOSTA:
Bisogna fare un ragionamento in due passaggi.
Consideriamo innanzitutto la frase in astratto. Il soggetto può essere collocato quasi sempre in posizione postverbale: con i verbi non inaccusativi (gli inergativi, cioè gli intransitivi con l’ausiliare avere, e i transitivi), però, tale posizione è tendenzialmente focalizzata (il soggetto ha un valore informativo di rilievo), mentre con i verbi inaccusativi (gli intransitivi con l’ausiliare essere) questa posizione è tendenzialmente non marcata. Al contrario, con i verbi non inaccusativi la posizione preverbale è non marcata (al netto di intonazioni speciali), quella postverbale è focalizzata. Si confrontino le seguenti frasi:
1. Al ricevimento tutti hanno mangiato [verbo inergativo] a sazietà;
2. Al ricevimento hanno mangiato tutti a sazietà.
Nella 1 il soggetto preverbale è non marcato; nella seconda è focalizzato, cioè rappresentato come l’informazione più rilevante nella frase. Come si è detto, un’intonazione speciale può marcare il soggetto rendendolo focalizzato anche se è collocato in posizione non marcata: in questo caso un’intonaziona enfatica su tutti nella frase 1 renderebbe il soggetto focalizzato.
Ora si osservino queste due frasi:
3. Dieci persone sono venute alla festa;
4. Sono venute dieci persone alla festa / Alla festa sono venute dieci persone.
In 3 il soggetto preverbale è automaticamente focalizzato; nella coppia 4 è non marcato, perché forma un’informazione unitarica con il verbo (sono venute dieci persone). Si potrebbe al limite focalizzare anche nelle due frasi della coppia 4, ma soltanto pronunciandolo con enfasi.
Nel suo caso, “Sono venuti tutti” ricalca, in astratto, la costruzione della coppia 4; una eventuale costruzione “Tutti sono venuti”, invece, ricalcherebbe la frase 3. Diversamente, “Hanno tutti voti alti” (verbo transitivo) e “Giocano tutti a calcio” (verbo inergativo) ricalcano la coppia 2.
Secondo passaggio. Il pronome tutti, se la frase è inserita in una sequenza, quindi in un testo, assume una funzione anaforica ineludibile, che è associata, al netto di costruzioni particolari della frase e di intonazioni speciali, al valore marcato tematico (il soggetto è rappresentato nettamente come argomento della frase al fine di collegare con chiarezza la frase al discorso sviluppato precedentemente). Tale funzione si manifesterà a prescindere dal verbo della frase, quindi si manterrà anche in posizione focalizzata, anche se il valore focalizzato è nettamente distinto da quello tematico:
5. Gli studenti della terza C sono bravissimi; hanno tutti voti alti!
6. I miei amici fanno sport; giocano tutti a calcio!
Nelle frasi, tutti è anaforico e focalizzato. La focalizzazione non è evidente proprio a causa della funzione anaforica di tutti, che sfuma la rilevanza dell’informazione; essa, però, emerge chiaramente se sostituiamo tutti con un sintagma nominale, privo di funzione anaforica: “Al ricevimento hanno mangiato a sazietà tutti gli ospiti”. Con il sintagma nominale, si noti, sarebbe molto innaturale inserire il soggetto tra il verbo e il sintagma preposizionale (“Al ricevimento hanno mangiato tutti gli ospiti a sazietà”), perché tale sintagma risulta fortemente legato al verbo (è un suo circostante). La stessa cosa avviene con i verbi transitivi, che richiedono il complemento oggetto come argomento (“Al ricevimento hanno mangiato tutti gli ospiti la torta”): con i verbi transitivi e i verbi inergativi accompagnati da un circostante, quindi, la posizione postverbale del soggetto è possibile soltanto se tra il verbo e il soggetto si inserisce il complemento oggetto o il circostante.
7. Ho invitato dieci persone alla festa; sono venute tutte.
8. Ho invitato dieci persone alla festa; tutte sono venute.
Nella frase 7 il pronome è anaforico e non marcato; nella 8 è anaforico e focalizzato. Anche in questo caso, sostituendo il pronome anaforico con un sintagma non anaforico si fa emergere il valore informativo del sintagma, come avviene nelle frasi 3 e 4.
Fabio Ruggiano
QUESITO:
Riguardo il suo ultimo intervento (“È bastato a/per e topicalizzazioni”) mi è quasi tutto chiaro.
L’unica cosa che non mi è totalmente chiara è quella che riguarda la topicalizzazione.
Secondo me: Per esempio, con un complemento di fine o proposizione finale anteposta, quest’ultimo/a è topicalizzato/a e invece l’elemento focalizzato/marcato all’interno della frase è il soggetto posposto (“impegno”) ed è lì che cade la tonica:
- a) Cosa è bastato a raggiungere l’obiettivo/ al raggiungimento dell’obiettivo?
- b) A raggiungere l’obiettivo/al raggiungimento dell’obiettivo è bastato il sano impegno.
Invece quando il complemento di fine o proposizione finale viene posposto/a (piuttosto che anteposto/a) diventa l’elemento focalizzato/marcato (cioè, vi cade la tonica) e di conseguenza il soggetto (“impegno”) non ha particolare rilievo nella frase:
- c) L’impegno a cosa è bastato?
- d) L’impegno è bastato a raggiungere l’obiettivo/al raggiungimento dell’obiettivo.
Era questo che intendevo parlando di focalizzazione.
Sono corrette le mie considerazioni?
RISPOSTA:
Sì, le sue considerazioni ora sono corrette. Dalla sua precedente domanda sembrava considerare focalizzato quanto si trovasse preposto al verbo o alla reggente, mentre in quei casi di tratta di topicalizzazioni. Benché la terminologia sui fenomeni di sintassi marcata talora oscilli lievemente (non tutti danno a focus lo stesso significato), di norma ciò che è focalizzato ha maggiore salienza fonica (non soltanto accentuativa), ha maggior rilievo informativo, veicola un’informazione nuova e talora contrastata e riguarda il comment (o rema) o una sua parte. Di norma si trova sul lato destro degli enunciati, tranne casi specifici in cui viene anticipato, ma con forte rilievo prosodico: per es., «LUI devi incolpare, non me!». Quanto è topicalizzato, all’opposto, ha funzione di topic (o tema), è dato, ha intonazione ascendente-sospensiva, non saliente, si trova di norma sul lato sinistro degli enunciati.
Fabio Rossi