L’impegno dell’università per il rinnovamento della didattica dell’italiano a scuola. Intervista al prof. Massimo Palermo

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È appena stato pubblicato per Cesati il volume Scrivere nella scuola oggi. Obiettivi, metodi, esperienze, curato da Massimo Palermo ed Eugenio Salvatore. Il volume raccoglie gli interventi presentati dalle decine di relatori del convegno omonimo, organizzato dall’ASLI Scuola nel 2017 all’Università per Stranieri di Siena.

Prof. Palermo, quali sono le linee tematiche principali di questa raccolta?

Il volume raccoglie oltre 40 contributi di docenti universitari e docenti di italiano delle scuole di ogni ordine, in alcuni casi in collaborazione tra loro. Le tematiche affrontate sono varie: riflessioni teoriche e metodologiche sulla didattica della scrittura in Italia oggi, riflessioni sui risultati di sperimentazioni condotte in classe, sul potenziamento delle abilità orali e scritte, sul rapporto tra la scrittura a scuola e il mondo delle scritture digitali. Sono presenti inoltre proposte di attività pensate per alunni con bisogni educativi speciali, strategie di intervento adatte per la classe plurilingue e interessanti ricognizioni sulle grammatiche scolastiche di oggi e di ieri.

 

Il convegno del 2017, e, ancora prima, quello del 2015 (dal titolo Grammatica e testualità. Metodologie ed esperienze a confronto, ospitato dall’Università Roma Tre) sono stati seguiti anche da professori di scuola, sebbene fossero occasioni universitarie. L’integrazione tra la prospettiva della ricerca e quella dell’applicazione, e la collaborazione tra i mondi della scuola e dell’università, le sembrano attualmente processi vitali e produttivi?

La collaborazione tra docenti della scuola e mondo accademico e il rafforzamento del rapporto tra ricerca e esperienze didattiche sono da sempre un obiettivo dell’Associazione. In coerenza con tale obiettivo sono pensati sia i temi delle iniziative di formazione che ASLI Scuola organizza ogni anno nelle varie regioni d’Italia  sia gli argomenti dei convegni nazionali, a partire dal primo, dedicato al rapporto tra grammatica e testualità, per finire col prossimo (Dal testo al testo. Lettura, comprensione e produzione) che si terrà all’Università di Roma Tre nel febbraio 2020 e tornerà sulla centralità dei testi, orali e scritti, nella pratica didattica e sui meccanismi della loro ricezione e interpretazione come strumenti propedeutici alla fase di produzione.

 

Molti ricordano ancora la Lettera aperta dei 600 docenti universitari sullo stato della competenza scrittoria degli studenti italiani, diffusa a febbraio 2017. In essa traspariva una colpevolizzazione della scuola per le difficoltà degli studenti, come se l’università dovesse, invece, ritenersi aliena dalla questione, quasi vittima innocente delle circostanze. L’Asli Scuola – la sezione dell’Associazione degli Storici della Lingua Italiana dedicata al mondo della scuola – è nata, nel 2010, come espressione di una visione opposta, che attribuisce all’università il ruolo di indirizzo e di guida proprio della didattica scolastica. Su quali fronti, formativi e informativi, è impegnata l’Associazione oggi?

I problemi della scuola non si risolvono con facili e autoassolutori scaricabarile tra i docenti impegnati nelle varie tappe del percorso formativo, dall’università alla scuola primaria. La scuola è oggi impegnata in uno sforzo titanico per contrastare derive che vedono nella formazione scolastica un ostacolo a più rapidi ed “efficienti” percorsi di formazione del futuro lavoratore/consumatore. L’obiettivo primario dell’educazione linguistica nella scuola rimane tuttavia quello di formare cittadini in grado di leggere e di esprimersi, capire e farsi capire, consapevoli e dotati di capacità critiche. Per quanto riguarda l’italiano l’unica maniera per far fronte alle nuove emergenze educative è la collaborazione tra i docenti dei vari ordini del percorso formativo per stimolare la riflessione comune sul rinnovamento di metodi, obiettivi e priorità dell’insegnamento. È ciò che ASLI Scuola tenta di fare, attraverso il contributo dei soci, dall’anno della sua fondazione.

 

L’indirizzo della didattica scolastica dell’italiano si concretizza anche nella strutturazione degli esami finali dei due cicli della secondaria. Lei fa parte della commissione, coordinata dal prof. Luca Serianni, che ha elaborato i documenti di orientamento per la redazione della prova d’italiano nell’esame di Stato dei due cicli. A quali principi si sono ispirati i documenti? Quali sono, a suo avviso, i passi necessari ancora da fare per superare il formalismo della didattica scolastica dell’italiano, più volte segnalato proprio dal prof. Serianni?

Siamo partiti dalla constatazione che l’asse portante delle competenze di italiano da maturare nell’intero percorso scolastico risieda nella capacità di gestire testi, vale a dire analizzarli, comprenderli, esprimere il proprio punto di vista su di essi. Il tutto padroneggiando, come è naturale e come richiedono le indicazioni nazionali, le strutture della lingua. Sono state di conseguenza privilegiate, sia nell’esame finale di primo ciclo sia in quello di maturità, le prove strutturate – in cui la comprensione si integra necessariamente con la produzione – e si è incentivata la scrittura documentata, a partire da testi di appoggio ben scelti. L’obiettivo è mettere lo studente in grado di utilizzare le conoscenze disciplinari acquisite mettendole al servizio di precise competenze: interpretare un testo letterario, sostenere un’argomentazione, esporre il proprio pensiero su temi di attualità.

I passi ancora da compiere per ridefinire obiettivi e metodi dell’insegnamento dell’italiano a scuola sono tanti, mi limiterò a indicare i tre a mio avviso più urgenti: in primo luogo realizzare, finalmente, un curricolo verticale, che sollevi il docente dall’obbligo di tornare, sempre più stancamente, sugli stessi argomenti grammaticali in tutti i cicli di istruzione. In secondo luogo aggiornare metodi e modelli per la riflessione sulla lingua, privilegiando quelli che consentono di spiegare i rapporti tra i componenti della frase e i nessi tra le frasi piuttosto che creare minuziose tassonomie con un uso a volte eccessivo di terminologia tecnica. Infine, promuovere una maggiore integrazione tra lingua e letteratura durante l’ora di italiano in tutto il percorso scolastico, anche nel triennio delle superiori: le due anime della disciplina sono state a volte tenute eccessivamente separate. L’adozione di una prospettiva testuale, cioè l’educazione a riflettere su come sono fatti i testi (letterari e non) e attraverso quali modalità ci comunicano informazioni, punti di vista sul mondo, emozioni aiuterebbe a superare steccati. Naturalmente la nostra proposta per gli esami di fine ciclo non poteva né doveva incidere così a fondo sulla didattica dell’italiano; tuttavia l’auspicio è che, nel tempo, possa svolgere indirettamente un effetto di stimolo al rinnovamento delle abitudini dei docenti e, perché no, dell’editoria scolastica.

Massimo Palermo è professore ordinario di Linguistica italiana dell’Università per stranieri di Siena. Ha tenuto lezioni, seminari e conferenze in Università italiane e in Università e Istituti italiani di cultura all’estero. Si è occupato, in decine di pubblicazioni, di linguistica testuale, sintassi storica dell’italiano, sociolinguistica dell’italiano, didattica dell’italiano come L2 e tanto altro. È coordinatore nazionale dell’ASLI – Scuola (ww.asli-scuola.it) dal settembre 2016. È membro della commissione del Miur, coordinata dal professor Luca Serianni, per la stesura del Documento di orientamento per la redazione della prova scritta di italiano degli esami di Stato.