“Mi hanno chiesto se…”, “Mi chiedevo se…”

Categorie: Pragmatica e testualità, Semantica, Sintassi

QUESITO:

Mi sono imbattuto in questa frase:

”Mi hanno chiesto se vorrei partecipare”.

È corretta e, in tal caso, quale sarebbe la differenza con la seguente?

”Mi hanno chiesto se volessi partecipare”.

Un altro esempio simile che mi crea confusione è “Mi chiedevo se potresti aiutarmi” o “Mi chiedevo se potessi aiutarmi”. Mi sembrano entrambe corrette.

 

RISPOSTA:

Tutte le frasi proposte sono corrette. La proposizione retta da chiedere e introdotta da se è una interrogativa indiretta (la frase può, infatti, essere trasformata così: ”Mi hanno chiesto: ‘vorresti partecipare?’”). Questa proposizione ammette i modi indicativo, condizionale e congiuntivo, in accordo con la consecutio temporum. Il condizionale presente vorrei esprime la contemporaneità nel presente; nella frase indica, quindi, che il chiedere della reggente deve essere considerato ancora attuale (con la conseguenza che la richiesta è ancora valida). Diversamente, il condizionale passato esprime la posteriorità rispetto al passato; se, pertanto, la frase fosse stata ”Mi hanno chiesto se avrei voluto partecipare” la richiesta sarebbe stata collocata nel passato (e, di conseguenza, sarebbe stata rappresentata come non più valida). Questa seconda versione è equivalente al suo secondo esempio, … se volessi partecipare: il congiuntivo imperfetto esprime, infatti, la contemporaneità nel passato e, all’occorrenza, proietta l’evento nella posteriorità (sempre rispetto al passato). La duplice funzione del congiuntivo imperfetto lo rende poco adatto alla comunicazione quotidiana, nella quale, infatti, viene preferito il condizionale passato per esprimere la posteriorità rispetto al passato. Il congiuntivo imperfetto rimane, però, la variante più formale.

Gli ultimi due esempi presentano un caso simile, ma in cui operano fenomeni diversi: se, infatti, il passato prossimo può essere considerato passato o presente perché descrive un evento passato ma ancora attuale, l’imperfetto è da una parte un tempo passato, dall’altra un tempo presente se usato come modo di cortesia. Quest’ultimo è proprio il caso della prima versione della frase, in cui mi chiedevo significa ‘mi chiedo’ con una modulazione pragmatica di riduzione della pressione sul ricevente (come quando al ristorante diciamo al cameriere “Volevo sapere se avete del peperoncino”). Solo così si può ammettere il condizionale presente nella subordinata, che, quindi, indica che il poter aiutare è contemporaneo nel presente al chiedere. Nella seconda versione, invece, mi chiedevo ha la funzione istituzionale di indicativo imperfetto, che colloca il chiedere nel passato e richiede, pertanto, il congiuntivo imperfetto per indicare che il poter aiutare è contemporaneo nel passato con una proiezione nella posteriorità.

Attenzione: la convergenza nella frase dell’ambiguità funzionale dell’indicativo imperfetto e del congiuntivo imperfetto rende possibile l’interpretazione attualizzata: la frase può, pertanto, essere considerata equivalente alla versione con il condizionale presente. Se, invece, al posto del congiuntivo imperfetto fosse stato usato il condizionale passato (“Mi chiedevo se avresti potuto aiutarmi”) non ci sarebbero stati dubbi sull’interpretazione passata.

Fabio Ruggiano

Parole chiave: Accordo/concordanza, Analisi del periodo, Coerenza, Registri, Verbo
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