Storia e uso di “eccetera” (“ecc.”, “et cetera”, “etc.”)

Categorie: Fonetica e fonologia, Italiano e latino, Lessico e fraseologia, Ortografia e stili grafici

QUESITO:

Qual è la storia della parola ECCETERA e quali sono i fenomeni linguistici avvenuti nell’evoluzione della parola?

 

RISPOSTA:

La parola eccetera è l’univerbazione dell’espressione latina ET CETERA, letteralmente ‘e tutte le altre cose’. CETERA è, infatti, il plurale neutro dell’aggettivo CETERUS, CETERA, CETERUM ‘il rimanente’. L’espressione è ampiamente attestata nel latino medievale, anche nella forma puntata etc., con la stessa funzione che ha oggi, ovvero di avverbio che indica la continuazione indeterminata di un elenco o di una sequenza. Dal latino è poi penetrata anche nei testi in volgare delle origini. La forma volgarizzata eccetera, subito accompagnata dalla variante puntata ec., anche con reduplicazione (ec. ec.), si diffonde già all’inizio del XIV sec. La scrittura con una sola c non deve sorprendere: la resa grafica dei fonemi intensi nei testi antichi non è stabile.

L’espressione ET CETERA cominciò a essere pronunciata eccetera sicuramente già in latino medievale (quando ancora si scriveva alla latina); da una parte, infatti, la consonante iniziale della seconda parola tendeva ad assimilare la consonante finale della prima, dall’altra quest’ultima consonante tendeva a scomparire nella pronuncia, provocando il raddoppiamento fonosintattico (come in AD CASAM > a casa, ma pronunciato [ak’kasa]).

Oggi è ancora possibile scrivere et cetera, etc. e etc. etc., accanto a eccetera, ecc. ed ecc. ecc. Le prime due forme, che mantengono la grafia latina, sono più formali (ma et cetera è al limite del pomposo); le forme reduplicate risultano ingenue in quasi tutti i tipi di scritto (etc. etc. suona addirittura ironica). Non è necessario aggiungere i puntini di sospensione, visto che l’espressione stessa indica una continuazione indeterminata; si può evitare anche di far precedere la virgola, in considerazione della presenza della congiunzione e (o et) all’interno dell’espressione.

Fabio Ruggiano

Parole chiave: Avverbio, Etimologia, Registri, Storia della lingua
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