QUESITO:
Vorrei fare una domanda in merito alle differenze di uso e di significato tra i verbi conoscere e sapere. Leggo che conoscere può indicare una familiarità con qualcosa/qualcuno, una conoscenza approfondita di qualcosa (tramite studio), mentre sapere indica l’esser venuti a sapere di un fatto, una conoscenza più superficiale di qualcosa o un’abilità (sapere fare). In altre spiegazioni leggo invece che la differenza sta altrove e che sapere indicherebbe una conoscenza passiva, mentre conoscere indicherebbe una conoscenza attiva che si è sviluppata per esperienza diretta o studio.
Nessuna di queste spiegazioni mi sembra totalmente veritiera. Comparando espressioni quali: “so le parole della canzone” e “so questa canzone” a “conosco le parole di questa canzone” e “conosco questa canzone”, mi sembra si contraddica completamente ciò che ho letto.
In questi casi infatti la conoscenza più approfondita mi sembra venga espressa con il verbo sapere potenzialmente (so le parole e quindi saprei cantare la canzone). Conoscere invece mi dà l’impressione, specie nel secondo caso, di aver semplicemente sentito, o sentito parlare di “questa canzone”.
Inoltre, non mi è chiaro se si può utilizzare conoscere con gli interrogativi (es: conosco come…/ conosco quanto…) e cosa andrebbe a significare di diverso da so come… / so quanto…, oppure se è proprio errato.
RISPOSTA:
Sapere e conoscere sono sinonimi distinti per una sfumatura semantica. Il primo è legato alla sapienza, la cognizione teorica, il secondo alla conoscenza, che è esperienziale. Da questa distinzione di base, spesso sottile, si sviluppa l’idea che conoscere indichi una conoscenza più profonda, perché derivata dall’esperienza. Nel caso di sapere / conoscere una canzone, per esempio, la prima variante indica che il soggetto ha sentito la canzone ed è, per questo, in grado di riconoscerla e anche, eventualmente, di riprodurla; la seconda indica, invece, che l’ha già cantata, suonata, o almeno ascoltata con attenzione, quindi ne possiede una conoscenza più approfondita. La stessa sfumatura di base impedisce espressioni come *so quella persona come variante di conosco quella persona: le persone si conoscono, infatti, per una qualche esperienza sociale comune, non in teoria.
Sapere è decisamente preferito a conoscere in proposizioni che reggono una subordinata completiva: si sa/so che bere molto è nocivo (non *si conosce/conosco che…). La variante con conoscere è possibile soltanto se si vuole sottolineare che la conoscenza deriva da esperienza diretta (ed è comunque un po’ forzata). Per esempio conosco che bere molto può essere nocivo. Lo stesso vale per le interrogative indirette: conosco quanto possa essere nocivo bere molto.
Fabio Ruggiano
