QUESITO:
Nella frase seguente di un racconto che riporta un dubbio ad alta voce del protagonista: Ma è così grave? domanda, mi chiedo quale punteggiatura devo o posso adottare. Devo usare le virgolette per la frase interrogativa? E inoltre, l’inciso “domanda” deve essere preceduto dai due punti, o dai trattini da una virgola? O forse iniziare un nuovo periodo con la maiuscola? Faccio presente che si tratta di una traduzione dal tedesco, dove, nel testo originale, non compaiono le virgolette e dopo il punto interrogativo c’è una virgola seguita dal verbo. Potrei rispettare la punteggiatura della lingua di partenza?
RISPOSTA:
La punteggiatura è la meno codificata tra tutte le branche della grammatica italiana, e conseguentemente tra le meno e peggio insegnate a scuola. Negli ultimi anni, gli studi sulla punteggiatura sono peraltro molto avanzati, soprattutto grazie al lavoro della linguista Angela Ferrari (Basilea) e della sua scuola. La rimando, pertanto, alle pubblicazioni di Ferrari e altri per saperne di più. Per sintetizzare, più o meno nell’Ottocento si assiste a un passaggio epocale tra una concezione sintattico-prosodica della punteggiatura (cioè con i segni interpuntivi per separare sintagmi e proposizioni, indipendentemente dalla loro funzione) a una funzione eminentemente testuale-comunicativa, secondo la quale i segni interpuntivi separano più o meno sistematicamente le unità d’informazione concepite come date da quelle concepite come nuove, e soprattutto due unità entrambe nuove. In questo quadro, rimane naturalmente un grande spazio alla creatività personale dei singoli scrittori, soprattutto nella letteratura contemporanea. Motivo per cui è possibile trovare più segni interpuntivi adiacenti tra loro (in questo senso la successione di punto interrogativo e virgola, ancorché non canonica, è possibile, nell’ottica di una rottura della tradizione). Nelle interrogative, in particolare, è abbastanza frequente oggi, ma anche ieri, il caso dell’iniziale minuscola dopo un punto interrogativo o esclamativo, a sottolineare la forte contiguità semantico-testuale tra la domanda/esclamazione e quanto segue. Inoltre, nel caso del monologo interiore e dell’indiretto libero, almeno da Verga in poi è frequentissimo il caso di domande ed esclamazioni non precedute da alcun segnale (né due punti, né virgolette, né lineetta ecc.).
Concludendo, fossi in lei rispetterei in tutto l’originale (sia nell’iniziale minuscola al posto di quella maiuscola dopo la domanda, sia nell’assenza di alcun segno interpuntivo a introdurre la domanda), salvo, forse, nella successione di ?, che sembra, in effetti, una rottura un po’ troppo forte rispetto alla consuetudine interpuntiva italiana anche contemporanea. A meno che l’autore/autrice da lei tradotto/a non sia noto/a per essere eversivo/a della tradizione.
Fabio Rossi