QUESITO:
Mi viene in mente un problema ricorrente nelle tesi (e non solo) e cioè l’uso di “ne” pronome (col valore di complemento di specificazione, di argomento, partitivo etc.). Soprattutto l’uso pleonastico (per es.: “di questo ne abbiamo già parlato”; “di gelati ne ho mangiati due”; “non ne abbiamo bisogno del tuo aiuto” e simili) è spesso incontrollato, proprio perché viene usato abitualmente in riferimento a elementi della frase già espressi: appesantisce il dettato e credo che nella lingua scritta non debba essere usato.
RISPOSTA:
È vero: nei casi come quelli indicati nel quesito, il ne va assolutamente evitato, nel registro formale, in quanto pleonastico. Si tratta, tecnicamente, di casi di dislocazione, dei quali DICO si è già occupato qui.
Come detto in quella sede, tuttavia, non tutti i casi di dislocazione sono condannabili, sia perché alcuni di essi sono ormai perfettamente grammaticalizzati (“infischiarsene di qualcosa” ecc.), sia perché a volte sono un prezioso strumento pragmatico per agevolare la ripartizione del discorso in informazione data (o tema) e informazione nuova (o rema). Vedi, al riguardo, anche questo intervento.
Fabio Rossi