QUESITO:
Dato che ci troviamo nel “periodo clou” dei matrimoni (e dato che non mi sembra il caso di correggere gli sposi nel momento più emozionante della loro vita), mi domandavo: è giusto rispondere “Sì, lo voglio” alla fatidica domanda posta dal prete (o da qualsiasi altra figura ufficiale che sta celebrando il matrimonio)?
Se non ricordo male, potrebbe trattarsi di un calco dall’inglese “I do”.
RISPOSTA:
Ha ragione, basterebbe il semplice (e fatidico) Sì, in teoria e secondo la lingua italiana. Questa è la formula da sempre tipica del matrimoni italiani, almeno in passato (fu proprio il sì a sancire il matrimonio dei miei genitori, per esempio). Oggi sono invalse altre formule di autodichiarazione (“Prendo te come mia/o legittima/o sposa/o” ecc. ecc.).
Credo che sul “lo voglio” abbiano influito non poco i doppiaggi di film e serie televisive angloamericani, nei quali andava colmato il movimento labiale dell’inglese I do. Questa è la spiegazione data da molti anglisti che si sono occupati di lingua del doppiaggio, o doppiaggese. Anche se forse questa sarà stata una concausa, piuttosto che l’unica causa. Andrebbe infatti vista a ritroso tutta la storia della formula matrimoniale, per vedere che cosa vi fosse in passato, in latino e poi in italiano, se il solo Sì, oppure il solo Lo voglio, oppure l’insieme di Sì, lo voglio, o magari altro ancora. Dico questo perché nell’italiano antico (sul retaggio del latino) sono frequenti risposte non secche (semplicemente sì o no, come oggi), bensì la ripetizione del verbo su cui è incardinata la domanda: Vuoi / Voglio, Lo voglio, non voglio, non lo voglio ecc.
Come che sia la questione, l’importante è usare una formula di risposta prevista dal diritto, altrimenti si rischia di invalidare il matrimonio (come pure è successo anche recentemente). La formula di domanda/risposta del rito matrimoniale, infatti (civile o religioso che sia) è un tipico caso di testo performativo, ovvero di testo vincolato alla forma al punto tale che proprio e soltanto la pronuncia di una determinata formula (e solo di quella!) produce un atto giuridico e un conseguente cambiamento di stato. Pertanto, attenzione: in questi casi non si scherza e non si va a gusto personale: si deve rispondere quello che prescrive la legge, altrimenti… addio matrimonio!
Fabio Rossi