Valore modale dell’imperfetto

Categorie: Semantica

QUESITO:

Ho trovato quest’esempio nel libro <>, p271, casa di editrice  La nave
di Teseo, scritto da Sandro Veronesi:
– Dov’eri?
– Da uno che abita qui di fronte.
– Hai un amico che abita proprio qua? Che culo.
– No, l’ho conosciuto solo oggi. Tu, piuttosto: che ci fai qui?
– Niente, passavo ……
– OK, sono venuta per via della telefonata di prima. Vorrei sapere perché mi hai
chiesto quelle cose.
– Quelle sul disco?
– Te l’ho detto: era una sciocchezza, una curiosità  
La mia domanda è, come mai ha scelto l’imperfetto invece di “è stata una
sciocchezza”?  Qual è la sfumatura qui? Come cambia la semantica tra il passato
prossimo e l’imperfetto?  Il passato prossimo sarebbe sbagliato?  Secondo me
riferisce a un’azione completa nel passato, cioè la telefonata, non una cosa che
durava.
E’ possibile che Veronesi ha scelto l’imperfetto per indicare che la sciocchezza
dura ancora nel presente?   Pensavo che si può fare una cosa del genere soltanto
in una costruzione con una proposizione completiva, ad esempio <<Ho sentito che
eri a Roma>>  (dove eri potrebbe indicare  Ho sentito che sei (il presente) a Roma
in questo momento).

In Treccani e’ spiegato:
<<b. In senso concr., azione, parole da sciocco, cosa fatta o detta in modo
sciocco, senza adeguatamente riflettere: ho fatto la sc. di fidarmi di loro; è
stata una vera sc. aver rifiutato la sua offerta; non dire sciocchezze!
 

 

RISPOSTA:

Cominciamo dalla fine della sua richiesta. In questo caso sciocchezza non vale come “cosa da sciocchi”, bensì come “cosa da nulla”, cioè di nessuna importanza, uso comunissimo nell’italiano colloquiale.
Qui l’imperfetto non indica assolutamente l’aspetto dell’azione né tantomeno la sua durata, ma è uso modale tipico del parlato, con valore di attenuazione. E’ come se dicesse: “E’ solo una sciocchezza, è giusto una sciocchezza”. Quindi sarebbe andato bene anche il presente. Non va bene, invece, il passato prossimo, perché lascerebbe quasi intendere una collocazione al passato che invece non è appropriata al contesto, in cui non importa il quando (se una cosa è priva di importanza lo è sempre, non solo in relazione al tempo in cui è avvenuto l’evento che si definisce senza importanza).
Per capire bene la differenza, consideri questo esempio analogo:
Ti ho chiamato ieri ma tu non hai risposto. Comunque non preoccuparti, perché non è/era nulla di importante”. Sarebbe anomalo (e quindi sbagliato, nel senso di “non naturale in italiano”) dire “non è stato nulla di importante”, perché, come ripeto, l’essere poco importante è una constatazione generale svincolata dal tempo.

Fabio Rossi
 

Parole chiave: Registri, Verbo
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