Ancora su condizionale e congiuntivo nelle interrogative indirette

Categorie: Sintassi

QUESITO:

Qual è la frase corretta? «Mi chiedo se si fosse potuto fare di più» oppure «Mi chiedo se si sarebbe potuto fare di più»? Quali eventuali differenze se entrambe corrette?

 

 

RISPOSTA:

Le frasi sono entrambe corrette. Come già illustrato nel nostro archivio delle risposte (per es. qui), la subordinata interrogativa indiretta che richiede informazioni su un fatto passato ma futuro rispetto a un altro precedente ammette sia il condizionale passato, che è il modo tipico del futuro nel passato, sia il congiuntivo trapassato, che è meno specifico (perché ha un triplo valore, sia quello di esprimere il passato, sia quello di esprimere il passato rispetto ad altro evento passato, sia il futuro nel passato, come in questo caso). Vi è poi un terzo modo, cioè l’indicativo imperfetto, che però è informale: «Mi chiedo se si poteva fare di più». A rigore vi sarebbe anche un quarto modo possibile per esprimere il medesimo concetto, e cioè l’imperfetto congiuntivo: «Mi chiedo se si potesse fare di più», visto che comunque l’evento espresso dall’interrogativa indiretta è passato. Anzi, visto che a rigore il rapporto temporale più lineare è tra il presente («mi chiedo») e il passato, la scelta dell’imperfetto congiuntivo sarebbe quella più naturale e quindi da preferirsi.

Per schematizzare i due o tre tempi degli eventi nella frase in questione: 1) un presente in cui mi faccio la domanda (mi chiedo adesso), 2) un primo evento implicito al passato in cui c’era il problema da risolvere, 3) un secondo evento sempre al passato, ma futuro rispetto all’evento 2, rappresentato dall’eventuale azione, non fatta o non fatta abbastanza, per risolvere o provare a risolvere il problema dell’evento 2 che però non è stato risolto. Proprio l’eventualità di 3 («se si fosse fatto di più forse non sarebbe accaduto…») giustifica l’uso del congiuntivo trapassato nell’interrogativa indiretta di futuro nel passato, che tipicamente dovrebbe invece ammettere il solo condizionale passato.

Morale della favola: tra le due prime alternative proposte non c’è alcuna differenza né semantica né stilistica (sono entrambe formali e adatte a tutti contesti, a differenza dell’informale «se si poteva» ecc.). Anche il congiuntivo imperfetto andrebbe bene ma sarebbe meno preciso, visto che tipicamente si usa per esprimere sia la contemporaneità nel passato («non sapevo chi stesse giocando») sia la possibilità nel periodo ipotetico: «se potesse lo farebbe»).

La difficoltà del periodo in questione, e conseguentemente la legittimità dei suoi dubbi, deriva, come spesso accade in casi simili, dalla presenza di più eventi correlati tra loro e dall’intreccio di due diverse illocuzioni (in altre parole, due diverse intenzioni): quella della domanda (indiretta) e quella dell’ipotesi. È come, cioè, se la domanda fosse la seguente: «Mi chiedo: si sarebbe potuto fare di più? Se si fosse fatto di più, il problema sarebbe stato risolto?».

Una piccola aggiunta a margine: se il verbo di chiedere fosse al passato («mi chiedevo se») non cambierebbe molto, perché quell’imperfetto in realtà sarebbe un imperfetto di cortesia, cioè non indicherebbe un vero e proprio passato ma un modo più cortese per rendere la domanda meno perentoria. Se, però, quell’imperfetto indicasse un vero passato (me lo chiedevo l’anno scorso, ma adesso non me lo chiedo più), allora sarebbero ammesse soltanto le seguenti alternative: «Mi chiedevo se si fosse potuto fare di più»; «Mi chiedevo se si sarebbe potuto fare di più»; «Mi chiedevo se si poteva fare di più» (informale), ma non «Mi chiedevo se si potesse fare di più», perché ciò implicherebbe che quando me lo chiedevo ci fosse ancora la possibilità di fare qualcosa di più, mentre, dal senso di tutte le altre frasi, è chiaro che quando ce lo si chiede è terminato il tempo e la possibilità di fare di più.

Fabio Rossi

Parole chiave: Analisi del periodo, registro, Verbo
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