QUESITO:
La parola Daspo può essere usata solo in ambito sportivo?
RISPOSTA:
L’acronimo Daspo, o D.A.SPO, nasce in ambito sportivo e si scioglie come Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive. Tuttavia, negli ultimi anni (a partire dal 2017), è stato esteso anche ad altri procedimenti restrittivi, nel cosiddetto «Daspo urbano», ovvero una «misura a tutela del decoro di particolari luoghi». Un sindaco – con il prefetto – può multare e stabilire un divieto di accesso ad alcune aree della città per chi «ponga in essere condotte che limitano la libera accessibilità e fruizione» di infrastrutture di trasporto (strade, piazze, ferrovie e aeroporti), secondo l’art. 4 DL. 14/17 (del 2017), il cui obiettivo dichiarato è quello di difendere la «sicurezza urbana», intesa come «vivibilità e […] decoro delle città, da conseguire anche attraverso il contributo degli enti territoriali attraverso i seguenti interventi: riqualificazione e recupero delle aree o dei siti più degradati, eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, prevenzione della criminalità – in particolare di tipo predatorio – , promozione del rispetto della legalità, più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile» (cito da https://www.avvocatodistrada.it/daspo-urbano/#:~:text=Il%20DASPO%20urbano%20%C3%A8%20definito,e%20fruizione%C2%BB%20di%20infrastrutture%20di).
In altre parole, l’uso più appropriato di Daspo rimane quello in ambito sportivo; per estensione metonimica, d’ambito giornalistico, il termine può essere esteso (perlopiù nell’espressione Daspo urbano) anche ad altri tipi di restrizione.
Fabio Rossi