L’estate italiana porta puntualmente con sé gli incendi, che provocano danni anche gravissimi. Cerchiamo di esorcizzare questo attributo immancabile della stagione calda indagando l’origine del nome con il quale lo conosciamo. È facile risalire da incendio al latino incendium, che ha lo stesso significato dell’erede italiano, ed è collegato al verbo incendo, a sua volta, e qui le cose si fanno più interessanti, derivato dal prefisso in- e dal verbo candeo. Si riconosce, nel verbo candeo, il collegamento con parole italiane come candore, candido, candeggio ecc.; e infatti, candeo significa ‘essere bianco’, oppure ‘essere luminoso, rifulgere’. Solo secondariamente, il verbo significa anche ‘essere infuocato’. Un riflesso di questa affinità tra il bianco, la luce e il fuoco è chiaramente visibile nell’aggettivo incandescente, che indica un oggetto molto caldo e per questo luminosissimo, tanto da sembrare bianco. Si noti che solo con l’inserimento di un prefisso il senso della luce vira verso quello del fuoco, come in incendo, ma anche in accendo; e ricordiamo anche che l’italiano incenso continua il participio perfetto di incendo, incensus, quindi significa originariamente ‘bruciato’.
L’associazione tra il fuoco e la luce è antichissima: la radice indoeuropea kand-/kend- (con la tipica variazione vocalica, che si chiama apofonia) significa ‘brillare’ e ha dato vita in latino a parole come candela e, appunto, candeo; in greco, invece, a kándaros, che vuol dire ‘tizzone ardente, brace’.
Il concetto di bianco già in latino era stato associato alla purezza e alla dirittura morale. Per questo motivo, candidus ‘candido’, derivato da candeo, significava anche ‘puro, limpido’ e ‘sincero, leale’. L’italiano non è l’unica lingua ad aver ereditato il significato morale di candido; l’inglese candid ha sviluppato, da questa base, quella di ‘sincero, franco, senza peli sulla lingua’. Da qui è derivato candid camera, la telecamera senza trucchi, che mostra quello che succede veramente.
Fin dall’età repubblicana dell’antica Roma, inoltre, gli aspiranti alle cariche pubbliche presero a frequentare i luoghi pubblici vestiti di una toga bianca, detta candida, per rappresentare visivamente la loro onestà: per questo furono chiamati candidati, cioè ‘vestiti di bianco’, una parola che ha avuto una lunga fortuna.
Fabio Ruggiano