Quando l’apostrofo è necessario e quando è di troppo

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Gli articoli determinativi in italiano sono un, uno e una. Pertanto, se sto scrivendo un amico, non debbo utilizzare l’apostrofo in quanto si tratta di una forma già esistente in italiano come forma autonoma (un); invece in un’amica, un’etichetta, un’orchidea ecc. l’articolo una perde la a per elisione dovuta all’incontro con la vocale  iniziale della parola successiva (amica ecc.), e l’elisione si segnala con l’apostrofo: un’amica. Lo stesso vale per nessun, qualcun ecc.: nessun altro, nessun’altra.

Ecco gli altri casi in cui si utilizza l’apostrofo in italiano:

1) sempre dopo gli articoli determinativi lo e la seguiti da un termine iniziante per vocale: l’uomo, l’acqua, l’innocente;

2) spesso dopo la preposizione di seguita da un termine iniziante per vocale: d’acqua (o di acqua), d’erba (o di erba), lezione d’inglese (o di inglese);

3) nelle seconde persone singolari dell’imperativo dei verbi dare, fare, stare, andare, dire: da’, fa’, sta’, va’, di’ (si possono trovare scritte anche le forme senza apostrofo ma con la i: dai, fai, stai, vai);

4) po’ (e non ) = poco: dammi un po’ d’acqua;

5) c’è e ce n’è: non c’è nessuno; ce n’è ancora di dolce?;

6) in alcuni troncamenti dell’italiano antico o poetico: ne’ tuoi occhi, co’ suoi raggi.

N.B.: qual non vuole mai l’apostrofo: qual è, esattamente come qual buon vento ti porta? Questo perché qual è forma tronca esistente in italiano anche prima di consonante (appunto: qual buon vento), e non è un caso di elisione, come un’amica o l’amica.