Usi della virgola

Categorie: Punteggiatura, Sintassi

QUESITO:

Gradirei sapere se, nei casi sotto elencati, la virgola è necessaria, come da esempi, facoltativa o da evitare:
a. Ho parlato per ore, dimenticandomi dell’impegno che avevo fissato.
b. Nel resto della giornata, ho concluso ben poco.
c. Ti ho cercato dappertutto, per informarti dell’accaduto.
d. Continuo ad ascoltarti, nonostante tu stia uscendo dal seminato.
e. Sei stato punito, perché avevi commesso una cattiva azione.
f. Domani mattina, mi recherò in banca.
g. Le regalai una rosa, i cui petali erano gialli.
h. A Schelling, Hegel contesta la staticità del pensiero.

 

RISPOSTA:

In nessuno dei casi elencati la virgola è indispensabile, talora è consigliabile, talaltra sconsigliabile, in un caso è sbagliata. Nello specifico:
A. Meglio la virgola, dal momento che la subordinata gerundiva successiva introduce un’informazione che appartiene a un piano diverso, rispetto alla semplice descrizione dell’evento («ho parlato per ore»). È come se aggiungesse le conseguenze dell’evento e funge dunque, in un certo senso, da coordinata dal valore esplicativo. Si potrebbe, infatti, parafrasare come segue, in forma esplicita: «Ho parlato per ore, e, così facendo, ho dimenticato l’impegno» ecc. Ogniqualvolta la subordinata si colloca su un piano diverso, quasi accessorio, rispetto alla reggente, la virgola, ancorché non obbligatoria, è altamente consigliabile, per una più agevole ripartizione dei piani gerarchici dell’informazione, cioè per distinguere meglio le informazioni di primo piano («Ho parlato per ore») da quelle sullo sfondo.
B. In questo caso il complemento di tempo fa da quadro di riferimento dell’azione che segue: in casi come questo la virgola è superflua, a meno che il quadro riferimento temporale non sia particolarmente complesso e articolato, come per esempio in: «Dopo aver camminato per ore ed essermi anche slogato una caviglia, ho deciso che fosse giunto il momento di fermarmi». Oppure se non si voglia sottolineare il tempo, proprio in contrasto ad un altro tempo: «Di mattina, lavoro; la sera, mi diverto» (ma anche in questo caso la virgola sarebbe facoltativa, non certa obbligatoria).
C. Qui la virgola è superflua, perché la reggente e la finale sono unite da un forte vincolo logico-semantico: Il campo d’azione della reggente («Ti ho cercato dappertutto») è proprio finalizzato a quanto segue, cioè «per informarti» ecc. A meno che lo scrivente non voglia conferire particolare evidenza, e un certo margine di autonomia, a entrambe le azioni, quasi riproducendo le inflessioni tonali del parlato, in cui la principale potrebbe essere focalizzata, vale a dire con un particolare rilievo informativo e tonale; insomma, un po’ come se dicessi (o scrivessi): «Ti ho cercato dappertutto» (e con una certa apprensione, o sfinitezza, sottolineando DAPPERTUTTO e il fatto che per un sacco di tempo non riuscivo a trovarti), «proprio perché desideravo informarti dell’accaduto».
D. Vale quanto detto per C: la concessiva è strettamente legata alla reggente, e dunque la virgola è superflua, a meno che non vi sia un contesto particolare che richieda la focalizzazione di «Continuo ad ascoltarti». La virgola, in questo caso, sottolinea tanto la mia pazienza quanto la tua incoerenza.
E. Come sopra: la causale è fortemente solidale con la reggente, che ne rappresenta l’effetto, dunque la virgola è superflua, a meno che non si voglia focalizzare la punizione.
F. Come B, a meno che non si voglia focalizzare il complemento di tempo, per esempio in contrasto con un altro momento della giornata (focalizzazione contrastiva): «Domattina, mi recherò in banca, e non oggi pomeriggio».
G. Qui la virgola è sbagliata, perché la relativa è limitativa: cioè non le ho regalato una rosa qualsiasi, ma una gialla, e dunque quel che segue la reggente non è un’informazione accessoria, bensì costitutiva per la designazione dell’oggetto di cui si sta parlando (cioè l’antecedente del pronome relativo: «una rosa»). Diverso sarebbe il caso di «Le regalai una rosa, che è il suo fiore preferito»: in questo caso la relativa è appositiva, o esplicativa, cioè non delimita una rosa particolare, perché tutte le rose sono, o meglio la rosa in genere è, il suo fiore preferito; in quanto tale, questo tipo di relativa non è necessaria ai fini dell’identificazione dell’antecedente, ma aggiunge una caratteristica accessoria, e come tale è di norma (con qualche eccezione) separata dall’antecedente con una virgola.
H. La virgola è facoltativa, soprattutto se si vuole disambiguare il nome, fugando il dubbio che si tratti di un certo signor Schelling (di nome) e Hegel (di cognome). Naturalmente in questo caso l’equivoco è altamente improbabile, ma un caso come: «A Gianni Rossi diede ragione» potrebbe lasciare il lettore spiazzato per qualche secondo, senza virgola tra Gianni e Rossi.
Fabio Rossi

Parole chiave: Analisi del periodo, Analisi logica
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