QUESITO:
Spesso, nelle vostre spiegazioni è stato citato il valore epistemico del futuro anteriore, per indicare un fatto di cui non si sia completamente certi. In proposizioni oggettive che siano incardinate su sintagmi quali essere sicuro, certo, convinto ecc. è ammissibile scegliere il futuro anteriore, oppure si verrebbe a creare una contraddizione logica (se sono convinto di qualcosa, per quale motivo dovrei costruire la frase con un tempo che indica l’opposto?).
“Sono certo che Michele avrà capito ogni cosa”.
Per concludere, indipendentemente dall’adeguatezza del futuro anteriore in costruzioni del genere, vorrei domandarvi se, in questi casi, sia possibile usare tanto il congiuntivo quanto l’indicativo, con propensione verso il primo dei due quando si voglia aumentare il livello di formalità. Il tema è affrontato di frequente nelle vostre risposte; tuttavia, mi pare che in letteratura (e in essa includo anche autori blasonati) vi sia una netta prevalenza (per non dire una quasi esclusività) del modo indicativo. In altre parole, in anni di lettura difficilmente mi sono imbattuta in esempi quali “Sono sicuro che Tizio sia a casa”; “Ero certa che Caio non volesse parlarne”, ecc. Nelle frasi negative, invece, le occorrenze con il congiuntivo sono indubbiamente meno insolite, anche se, mi pare, inferiori rispetto a quelle con l’indicativo.
Personalmente, ho sempre preferito il congiuntivo e continuerò a preferirlo, nonostante, alle volte, abbia l’impressione che questa scelta sia percepita dagli altri come un errore.
RISPOSTA:
Una oggettiva con il futuro anteriore retta da essere sicuro o simili è sintatticamente possibile e semanticamente giustificabile se il parlante intende l’essere sicuro retoricamente, ovvero come equivalente a sperare. Ecco un esempio letterario:
“Vi renderete conto da voi stesso come il mio lavoro sia stato pressante, senza tregua, senza respiro, e m’abbia preso tutto. Sono sicuro che avrete capito e agito di conseguenza” (Aldo Palazzeschi, I fratelli Cuccoli, 1948).
Per quanto riguarda la scelta del modo in proposizioni rette da espressioni come essere sicuro e simili, la sua percezione della preferenza per l’indicativo, anche in letteratura, corrisponde probabilmente al vero, sebbene io non disponga di dati statistici a sostegno di tale opinione. Condivisibile è anche l’idea che la frequenza del congiuntivo aumenti se l’espressione reggente è negata.
Fabio Ruggiano