Sono le frasi scisse le protagoniste

Categorie: Pragmatica e testualità, Semantica, Sintassi

QUESITO:

1) “L’ultima parola che ho detto è stata speranza“; 
2) “L’ultima parola che ho detto è speranza“;
3) “L’aspetto che più mi piacque della città furono le bellezze architettoniche”;
4) “L’aspetto che più mi piacque della città sono le bellezze architettoniche”.
Le soluzioni 2 e 4 sono corrette al pari, rispettivamente, della 1 e della 3? È obbligatoria, in questi e altri casi simili, l’identità dei tempi verbali nelle proposizioni?

RISPOSTA:

​Le frasi da lei proposte sono tutte ben formate. Sono tutte esempi di una costruzione nota come frase pseudoscissa invertita. In una frase scissa, una proposizione reggente introdotta dal verbo essere è seguita da una subordinata simile a una relativa, ma in realtà dotata di caratteristiche peculiari (per questo detta a volte pseudorelativa); la frase scissa corrispondente alla 1), ad esempio, è “È /è stato speranza che ho detto”. La funzione della frase scissa è di separare due informazioni, la prima nuova, la seconda data (ovvero già nota all’interlocutore), per dare all’informazione nuova un valore contrastivo implicito, cioè di opposizione tra l’elemento presentato e un altro. Nel nostro caso, con la frase si sottolinea che è stata detta proprio quella parola, e non un’altra che pure era possibile. Il verbo essere nella frase scissa ha la funzione di introdurre l’elemento focale dell’intera frase, come se dicesse all’interlocutore: “Ecco: concentrati su questo elemento”. Per questo motivo è spesso presente, anche se l’evento nel quale l’elemento è coinvolto è avvenuto nel passato, o avverrà nel futuro (“È / sarà speranza che dirò quando mi chiederanno che cosa rimane fino alla fine”). L’emittente, infatti, tende a riportare l’esistenza dell’elemento al momento dell’enunciazione. La scelta tra il presente e lo stesso tempo della subordinata per il verbo della proposizione reggente dipende, appunto, da quanto l’emittente vuole sottolineare l’attualità dell’elemento introdotto. il presente mostra che l’elemento è ancora (o già) esistente (o che l’emittente lo considera esistente); la scelta opposta, però, non indica che l’elemento non sia più (o ancora) esistente, ma, semplicemente, trascura questo dettaglio, mentre, al contrario, sottolinea la logica contemporaneità tra l’esistenza dell’elemento e l’evento espresso dalla pseudorelativa.
Rispetto alla frase scissa, la pseudoscissa contiene un antecedente del che; ad esempio, sempre riusando come modello la frase 1): “È / è stata speranza la parola che ho detto”. Si chiama pseudoscissa perché la presenza dell’antecedente (qui la parola) rende la proposizione subordinata una vera relativa, quindi la scissione tra le due parti della frase è molto meno marcata. A sua volta, la pseudoscissa invertita contiene gli stessi componenti della pseudoscissa, quindi anche l’antecedente del che, ma a posizioni invertite, quindi, appunto, “L’ultima parola che ho detto è / è stata speranza“. Tanto per la pseudoscissa quanto per la pseudoscissa invertita vale, come per la frase scissa, la possibilità di usare, nella reggente, il presente o lo stesso tempo della relativa, con le stesse conseguenze semantiche.
Fabio Ruggiano

Parole chiave: Analisi del periodo, Sintassi marcata, Verbo
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