QUESITO:
Un tizio mi scrive: “Ultimamente il tuo linguaggio non è certo molto dissimile da quelli che tu chiami
calunniatori sottili anzi sta assumendo una connotazione sempre più grossolana”.
E io gli rispondo: “Se il mio linguaggio non sarebbe dissimile da quello che io chiamo dei calunniatori sottili, come potrebbe assumere anche una connotazione sempre più “grossolana”?”.
Perché, ben consapevole che il condizionale (sarebbe) non si può usare nella protasi del periodo ipotetico, in questo caso non mi suona affatto stonato?
Se avessi usato siccome al posto di se (siccome il mio linguaggio non sarebbe dissimile da…) la frase sarebbe stata più corretta?
RISPOSTA:
Il condizionale può non essere stonato nella sua frase, ma si tratta di una scelta al limite dell’accettabilità. Sarebbe si può accettare non come sostituto di fosse (errore senza appello), ma come sostituto di è, all’interno della protasi di un periodo ipotetico del primo tipo. In questo caso, quindi, il condizionale non ha la funzione propria di modo dell’evento condizionato (cosa che confligge con la funzione semantica della protasi del periodo ipotetico), ma ha quella pragmatica di modulatore della fattualità. In altre parole, con se il mio linguaggio non sarebbe dissimile lo scrivente intende se il mio linguaggio non è – come tu sostieni – dissimile. Nella comunicazione comune il condizionale svolge spesso questa funzione, anche se non all’interno di periodi ipotetici; serve a separare il punto di vista del parlante da quello della persona che ha dichiarato qualcosa nel momento in cui il parlante riporta quella dichiarazione: “Il recovery fund risolverebbe la grave situazione economica italiana” = “(Secondo alcuni, non secondo chi parla) il recovery fund risolverà la grave situazione economica italiana”.
Nella sua frase la protasi può essere anche costruita con il congiuntivo imperfetto, ottenendo un periodo ipotetico del secondo tipo: “Se il mio linguaggio non fosse dissimile da quello che io chiamo dei calunniatori sottili, come potrebbe assumere anche una connotazione…”. Il risultato comunicativo di questa costruzione è molto simile a quello ottenuto con la protasi al condizionale (se sarebbe = ‘se – come tu sostieni – è’; se fosse = ‘nell’eventualità non confermata che fosse’) e con il congiuntivo si elimina il sospetto di errore; ci sono tutte le ragioni, quindi, per optare per questa soluzione.
In difesa della protasi al condizionale, però, aggiungo che essa contiene una punta di ironia in più, proprio per via della svalorizzazione del punto di vista dell’interlocutore veicolata da sarebbe.
Per quanto riguarda la sostituzione di se con siccome, la proposizione che da ipotetica diviene causale funziona certamente bene con il condizionale; d’altro canto, però, questa proposizione rappresenta meno efficacemente della proposizione ipotetica il collegamento logico qui ricercato con la reggente.
Fabio Ruggiano