Relative improprie e che polivalente

Categorie: Semantica, Sintassi

QUESITO:

Il quesito a cui volevo sottoporre la sua attenzione è quello di frasi che apparentemente sembrano delle relative, o che forse lo sono in parte.

Questo tipo di frasi contiene spesso un che, che potrebbe forse trattarsi di un che polivalente.

Proporrei qualche frase che secondo me possono rientrare in questa definizione:

  1. Sono arrivato qui che ero piccolo.
  2. Ho iniziato che ero ricchissimo.
  3. Ho finito che sono diventato povero.
  4. L’ho conosciuto che non era ancora così famoso.
  5. L’ho trovato che dormiva beato.
  6. Sono qui che aspetto.

Le frasi in questione, per quanto contengano il pronome relativo che, mi sembrano abbiano tutt’altra funzione.

Per esempio, da 1 a 5 direi che quel che sia molto vicino ad un complemento di tempo.

Nella sesta il che mi sembra abbia valore finale: «Che aspetto» = per aspettare/ad aspettare.

 

RISPOSTA:

Sì, ha ragione, sono relative improprie, ovvero il che in esse usato può rientrare nell’ampia tipologia del che polivalente. Proviamo a spiegarne alla svelta l’uso caso per caso.

  1. Sono arrivato qui che ero piccolo: valore temporale, ma in uno stile meno informale può essere risolto anche con un complemento predicativo del soggetto: sono arrivato qui da piccolo.
  2. Ho iniziato che ero ricchissimo. Come sopra.
  3. Ho finito che sono diventato povero. Qui l’equivalente meno informale sarebbe più o meno un verbo aspettuale o fraseologico: ho finito per (o col) diventare povero.
  4. L’ho conosciuto che non era ancora così famoso. Questa e la frase successiva rientrano nella tipologia delle relative con verbi di percezione (o simili): l’ho visto che dormiva / l’ho visto dormire.
  5. L’ho trovato che dormiva beato. Come sopra.
  6. Sono qui che aspetto. Valore finale: sono qui ad aspettarti, ma anche: ti sto aspettando qui.

Fabio Rossi

Parole chiave: Analisi logica, Pronome, Registri, Sintassi marcata
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