Presente o futuro?

Categorie: Morfologia, Semantica, Sintassi

QUESITO:

Quando chiedo ad una persona quando ad esempio arriverà qualcuno che tempo verbale si usa?
Faccio subito un esempio… Si dice “a che ora arriva Marco?” oppure “a che ora arriverà Marco?”
Quale delle due affermazioni è corretta?

 

RISPOSTA:

Vanno bene entrambi i tempi: il futuro è la scelta più tradizionale, e dunque più formale, mentre il presente è la scelta più colloquiale ma adeguata a tutti gli usi.

Da decenni ormai il presente sta soppiantando il futuro in quasi tutti gli usi temporali, per cui non è da stupirsi né da gridare alla lesa maestà linguistica. Del resto, il fatto che l’azione si svolga al futuro è ricavabile praticamente sempre dal contesto. In “Il prossimo anno vado in America” non c’è certo bisogno del futuro per far capire che l’azione non si è ancora svolta, dal momento che basta il complemento di tempo “il prossimo anno”.

Il futuro regge invece ancora molto bene negli usi modali, tipici del parlato. Per es.: “Quanti anni avrà Marina?” – “Secondo me avrà sui trent’anni”. In questo caso (e in moltissimi altri simili: “Saranno state le 10 e un quarto” ecc.) il futuro non indica il tempo futuro dell’azione, bensì una possibilità, un’ipotesi. Quest’uso si chiama modale (perché il tempo è trattato alla stregua di un modo, per indicare l’atteggiamento del parlante), oppure epistemico, cioè ‘che ha a che fare con il grado di verità o certezza di quanto viene detto’.

Fabio Rossi

Parole chiave: Registri, Scritto-parlato-mediato, Verbo
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