Passato o trapassato?

Categorie: Semantica, Sintassi

QUESITO:

Ieri mi sono trovata a formulare questo costrutto durante una conversazione telefonica in ambito professionale.
[…] abbiamo parlato la scorsa settimana a proposito di un passaggio di proprietà. Lei (in quell’occasione) mi aveva chiesto di interpellare…

La mia perplessità gravita attorno al salto dal passato prossimo al trapassato prossimo: le due azioni, infatti, sono contemporanee.
A mente fredda ho ipotizzato due soluzioni alternative, che però non mi convincono.
La prima consisterebbe nel passato remoto:
[…] la scorsa settimana parlammo a proposito di un passaggio di proprietà. Lei mi chiese di interpellare…
Per due eventi accaduti da pochi giorni e i cui effetti si prolungano nel presente, il passato remoto non mi parrebbe adatto.
La seconda soluzione consisterebbe nel passato prossimo per entrambi i predicati:
[…] abbiamo parlato la scorsa settimana a proposito di un passaggio di proprietà. Lei mi ha chiesto di interpellare…
Non so bene risalire alle motivazioni di carattere semantico, ma il secondo passato prossimo (mi ha chiesto), pur sintatticamente ineccepibile, nel caso non venisse accompagnato da una locuzione avverbiale o un avverbio (come, ad esempio, in quell’occasione, allora, eccetera).
Approfitto inoltre del tema introdotto per porvi un’ultima domanda.
Il ragazzo parlò della sua infanzia e del rapporto con le sue sorelle maggiori. Fu in quel momento che aveva aperto per la prima volta le porte del suo cuore.
Questa composizione è corretta? Come se ne spiegherebbe la scelta da parte di un parlante?
 

 

RISPOSTA:

La differenza tra passato prossimo e remoto non risiede, nonostante gli aggettivi fuorvianti (prossimo e remoto) nella maggiore o minore vicinanza rispetto al momento dell’enunciazione, bensì rispetto alle maggiori (prossimo) o minori (o nulle: il passato remoto è un po’ come l’aoristo greco: un passato visto nella sua assolutezza, del tutto svincolato dal presente e dal futuro) conseguenze che l’azione ha sull’enunciatore (o altri partecipanti all’azione) e sul momento dell’enunciazione. In altre parole, il passato remoto (comunque in forte regresso in tutt’Italia, e ormai anche al Sud) non può essere usato (in italiano standard) in espressioni che implicano conseguenze sul momento presente, quali, per es., “hai capito?”, “mi hai sentito?” ecc. (possibili, naturalmente, in dialetto: “capisti?”, “sentisti?” ecc.). È proprio per questo motivo, come con estrema sensibilità linguistica coglie Lei, che spesso, se il verbo è accompagnato da elementi circostanziali quali alcuni complementi avverbiali, sembra più naturale del passato remoto e viceversa: “La settimana scorsa abbiamo parlato”; un aggettivo come scorso ancora inevitabilmente l’azione al presente.

Veniamo ora al trapassato prossimo, che ha sempre un valore anaforico, cioè di riferimento anteriore a un’altra azione. Non sempre, tuttavia, questo riferimento è esplicito. Spesso si tratta di un quadro di riferimento generico, sfumato e inferibile dal contesto. Nel caso della prima frase da Lei citata (e la cui prima versione, guarda caso proprio quella effettivamente pronunciata e non ricostruita a posteriori a tavolino, è la più corretta),  la richiesta di interpellare qualcuno (“mi aveva chiesto di interpellare”) è giustamente interpretata dal locutore come anteriore al passaggio di proprietà di cui si stava discutendo, dal momento che il passaggio di proprietà non è ancora avvenuto e, anzi, proprio dell’eventualità o meno di farlo si sta discutendo. Quindi, con eccesso di razionalità a posteriori (ma la lingua non funziona mai così…), possiamo certo dire che l’azione del discutere e la richiesta di interpellare sono contemporanee, ma nella coscienza dei parlanti una gerarchia cronologica c’è ed è chiarissima: prima si interpella qualcuno e poi si decide (almeno nel contesto enunciativo da Lei fornito).

Dunque non c’è alcun salto indebito tra le due frasi e l’uso del passato prossimo e del trapassato prossimo, nel caso specifico, sono le scelte migliori.

Non sarebbero scorretti peraltro né “mi ha chiesto di interpellare”, né “mi chiese di interpellare”, ma sarebbero comunque meno felici del trapassato prossimo (“mi aveva questo di interpellare”). Il passato remoto è il meno adatto, non soltanto perché non modula finemente (a differenza del trapassato prossimo) sul rapporto tra i due eventi, come già detto, ma perché in realtà l’azione dell’interpellare non è aoristica (cioè svincolata dal presente), bensì fortemente ancorata alle conseguenze presenti e future: presumo, infatti, che da quell’interpellazione discenderà la decisione su se, come e quando procedere al passaggio di proprietà in questione.
Veniamo infine all’ultimo esempio: “Il ragazzo parlò della sua infanzia e del rapporto con le sue sorelle maggiori. Fu in quel momento che aveva aperto per la prima volta le porte del suo cuore”.

Aveva aperto non va bene, perché non ha alcun riferimento di anteriorità (addirittura in quel momento focalizza proprio la contemporaneità dei due eventi). Pertanto va mantenuto lo stesso tempo del contesto, cioè il passato remoto: “Fu in quel momento che aprì per la prima volta le porte del suo cuore”. Oppure, eliminando la frase scissa, qui in po’ ridondante: “Aprì allora per la prima volta…”.

Fabio Rossi 

Parole chiave: Analisi del periodo, Registri, Sintassi marcata, Verbo
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