Ogni cosa al suo tempo

Categorie: Semantica, Sintassi

QUESITO:

Gradirei sviluppare l’argomento della coesistenza di diversi tempi verbali all’interno di costruzioni le cui frasi sono indipendenti dal punto di vista sintattico, benché sussistano dei legami logici tra l’una e l’altra. I tre periodi seguenti sono corretti?
1. “Già nel 2001 egli aveva avuto un grosso problema di salute, che aveva risolto in tempi ragionevoli. Poi, due anni fa, si è sentito di nuovo male. Adesso sta cercando di contattare alcuni specialisti che possano aiutarlo a rimettersi in sesto”.
2. “Mi convinsi a concedergli facoltà di replica. In un secondo momento, ripensadoci, ho cambiato idea”.
3. (In questo caso, a differenza dei precedenti, c’è un rapporto di subordinazione tra le proposizioni). “Ti chiamerò al numero di telefono che mi avevi dato l’ultima volta che ci siamo incontrati”.
Inoltre, per determinare le azioni anteriori, è preferibile il passato remoto (esempio 2) o uno dei trapassati (esempio 1)?

 

RISPOSTA:

I brani sono corretti. I passati, l’imperfetto, il presente, il futuro semplice sono tempi deittici, che indicano se l’evento è avvenuto nel passato, nel presente, nel futuro. Questi tempi, quindi, sono autonomi  
l’uno dall’altro, ovviamente in periodi distinti, ma anche in un contesto coordinativo o subordinativo, se descrivono eventi situati in momenti diversi del tempo: “Anche se ieri ho studiato tanto, ora ho paura per l’interrogazione perché da questa dipenderà la mia media finale”. 
Difficilmente giustificabile è l’uso del passato remoto e del passato prossimo nella stessa frase, perché i due tempi rappresentano gli eventi in modi diversi, quasi del tutto incompatibili. In due periodi diversi, per quanto consecutivi, l’alternanza può essere possibile; nel suo secondo brano, per esempio, mi convinsi può ben rimanere ancorato al passato, mentre ho cambiato si proietta verso il presente.
Per chiamerò e ci siamo incontrati del terzo brano valgono le osservazioni fatte sopra. Per quanto riguarda avevi dato, ricordo che i trapassati e il futuro anteriore sono tempi anaforici: indicano che l’evento è avvenuto prima di un altro evento, a sua volta passato, nel caso dei trapassati, o futuro, nel caso del futuro anteriore. Per usare il trapassato, quindi, serve un altro evento passato che faccia da riferimento. Nella sua frase tale evento non è esplicitato, infatti la frase potrebbe essere costruita anche con hai dato al posto di avevi dato. L’uso del trapassato non è automaticamente sbagliato, però, ma può dipendere dalla presenza, nel co-testo (nella parte di testo precedente a quella qui riportata) o nella memoria dei due interlocutori, di un evento che fa da riferimento; per esempio: “Ti chiamerò al numero di telefono che mi avevi dato l’ultima volta che ci siamo incontrati, prima che ci perdessimo di vista“.
Fabio Ruggiano

Parole chiave: Analisi del periodo, Verbo
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