QUESITO:
con le particelle mi, ti, ci, vi in funzione di complemento oggetto l’accordo del participio passato è facoltativo. Ma se un uomo si rivolge ad una donna in una frase tipo “Ilaria, mi hai preceduto”, perché la forma con il participio invariato (in -o) è l’unica da scegliere (quindi si dirà “Ilaria, mi hai preceduto” e non *”Ilaria, mi hai preceduta”)?
RISPOSTA:
Nella sua frase preceduto è l’unica forma possibile perché mi si riferisce a un uomo, che è il parlante.
Quando mi si riferisce a una donna, ovviamente il participio può andare al femminile, ma è ancora possibile l’accordo al maschile. In italiano, infatti, il maschile è sia un genere morfologico che raggruppa un certo numero di nomi (l’albero, il mare, il puma ecc.), sia il genere associato al sesso maschile (per gli umani e per alcuni animali), sia il genere non marcato, proprio dei casi in cui non ci sono condizioni morfologiche che obbligano a usare il femminile. Il femminile, a sua volta, è speculare rispetto al maschile soltanto nei primi due casi: è un genere che raggruppa un certo numero di nomi (l’acqua, la borsa, la giraffa) ed è il genere associato al sesso femminile (per gli umani e per alcuni animali).
Così, mentre il pronome la richiede l’accordo al femminile, perché è formato con la desinenza -a del genere morfologico femminile, e lo richiede l’accordo al maschile, perché è formato con la desinenza -o del maschile, mi non ha una desinenza capace di pilotare l’accordo su base morfologica, quindi ammette l’accordo “logico”, per cui i bersagli (articoli, aggettivi, participi, altri nomi) prendono il genere corrispondente al sesso della persona a cui si riferisce mi (un uomo dirà mi hai preceduto, una donna dirà mi hai preceduta), o l’accordo non marcato, ovvero al maschile.
Fabio Ruggiano