QUESITO:
Il congiuntivo passato può indicare anteriorità rispetto a un evento futuro e posteriorità rispetto all’enunciazione, rappresentando un’azione come se fosse certa e a suo modo definita, benché non ancora avvenuta? In altre parole, se il punto di vista dell’emittente è proiettato nel futuro, il congiuntivo passato – al pari del passato prossimo – è sintatticamente valido?
“Tra sei mesi mi accerterò se / che abbiano potuto sfrattarmi”.
(L’emittente saprebbe già che dal momento dell’enunciazione alla fine dei prossimi sei mesi sarà sfrattato).
L’emittente potrebbe inoltre disporre di alternative verbali in grado di sostituire il congiuntivo passato?
RISPOSTA:
Nella determinazione del tempo verbale da usare bisogna considerare il momento dell’enunciazione, che è sempre adesso, e il momento in cui avviene l’evento che dobbiamo esprimere. In alcuni casi, come quello da lei prospettato, a questi due momenti si aggiunge un terzo punto nel tempo, che chiamiamo momento di riferimento. In questi casi, il tempo verbale andrà armonizzato con quel momento, nel rispetto della consecutio temporum. Nella sua frase il momento di riferimento è quello in cui avviene l’accertamento: il tempo del verbo retto da mi accerterò, quindi, deve rispecchiare la relazione temporale con questo evento. Dal momento che l’evento dello sfratto (che sia effettivamente avvenuto o no) precede quello dell’accertamento, bisogna usare il tempo che esprime l’anteriorità rispetto al futuro, che è il futuro anteriore, quindi mi accerterò se / che avranno potuto sfrattarmi. In alternativa, è possibile assimilare il futuro al presente (cosa peraltro molto comune), selezionando il passato prossimo dell’indicativo (mi accerterò se / che hanno potuto sfrattarmi) o il passato del congiuntivo (la soluzione da lei proposta). Come si vede, nella scelta del tempo verbale il fatto che lo sfratto avvenga (o non avvenga) nel futuro è rilevante soltanto se scegliamo il futuro anteriore; se scegliamo il passato, invece, ciò che conta è soltanto la relazione di anteriorità tra il momento dello sfratto e quello dell’accertamento.
Per quanto riguarda la scelta del modo, come di norma l’indicativo è meno formale del congiuntivo. Tra i due tempi dell’indicativo, inoltre, è il passato prossimo a essere meno formale, perché meno preciso del futuro anteriore.
Fabio Ruggiano