Mettere o non mettere il punto interrogativo?

Categorie: Punteggiatura

QUESITO:

È corretto l’uso del punto interrogativo nelle seguenti frasi? Esistono delle semplici regole per evitare errori?

1. Che dire quando il tentativo di sdoganare l’indicibile arriva proprio dall’alto, come l’affermazione di un ex parlamentare ora deceduto, che è lecito prostituirsi per far carriera?

2. Vogliamo paragonare l’efficacia immediata di questi sbrigativi sistemi anche se di dubbia moralità e durata, col fare una lunga gavetta politica, affrontare seri provini o un concorso non truccato?

3. D’altronde, come avremmo potuto fare tesoro di qualcosa di astratto anche se d’impareggiabile valore, non essendo riusciti a conservare, sfruttare e valorizzare nemmeno le vestigia del passato?

4. Sarà la fine del patto scellerato e del ragazzaccio toscano?  

5. Sarebbe curioso conoscere se ancora oggi i soliti tuttologi, politologi e opinionisti che si erano subito esaltati, spero in buona fede, al suo ingresso in politica, continuano a vedere in lui il Messia.

 

RISPOSTA:

Tutti gli esempi sono corretti, compreso l’ultimo periodo, nel quale il punto interrogativo giustamente non c’è. In generale, il punto interrogativo si mette alla fine delle proposizioni interrogative dirette (esempi 1-4), mentre si evita alla fine delle interrogative indirette (esempio 5). Quindi “Dove vai?”, ma “Ti ho chiesto / Vorrei sapere dove vai”. Se la proposizione interrogativa diretta, che è sempre una principale, è arricchita da coordinate e subordinate semanticamente necessarie alla domanda, il punto interrogativo può apparire senza problemi in coda a tutto il periodo che si viene a creare, come negli esempi 1-3.
Fabio Ruggiano

Parole chiave: Analisi del periodo
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