Le regole della costruzione implicita

Categorie: Morfologia, Pragmatica e testualità, Semantica, Sintassi

QUESITO:

Vorrei approfondire l’argomento dell’alternanza delle costruzioni implicita ed esplicita nella lingua italiana.
La regola secondo cui l’identità di soggetto tra principale e subordinata preferisca, e talvolta imponga, l’uso della costruzione implicita è applicabile anche quando la subordinata è una soggettiva? E, in caso di frasi scisse o pseudoscisse, come ci si deve comportare?
Riporto, al riguardo, cinque esempi per sapere se, tra questi, ve ne siano alcuni sbagliati.
“Il fatto che io abbia sbagliato mi tormenta”.
“Il fatto di aver sbagliato mi tormenta”.
“Preferisco essere io quello che non prende posizione”.
“Preferisco che sia io quello che non prende posizione”.
“Preferisco che quello a non prendere posizione sia io”.

 

RISPOSTA:

Nessuna delle frasi da lei suggerite contiene errori. La regola rigida che riguarda la costruzione implicita di una proposizione subordinata è che essa è possibile soltanto quando c’è identità di soggetto con la reggente. In alcuni casi, il soggetto della subordinata coincide non con il soggetto grammaticale della reggente, ma con il paziente, cioè la persona che subisce un’azione o prova un sentimento: il caso più comune, quello delle proposizioni rette da verbi di comando, permissione, divieto, è descritto qui; un altro caso è quello esemplificato nelle prime due frasi proposte da lei, in cui la costruzione implicita è resa possibile dalla coincidenza tra il soggetto grammaticale della subordinata (io) e il paziente della reggente (mi). Anche quando la costruzione è possibile, però, essa non è obbligatoria, anche se è più formale e in alcuni casi preferibile in assoluto. È preferibile, per esempio, quando nella reggente c’è un verbo non comune: “Luca ritiene di essere stato trattato male” è preferibile a “Luca ritiene che è stato trattato male”, mentre “Luca pensa di essere stato trattato male” è soltanto più formale di “Luca pensa che è stato trattato male”. Nel secondo caso da lei presentato, quindi, la variante meno formale è la seconda, mentre la prima è più curata. Nella terza l’inserimento del pronome dimostrativo (che trasforma la frase scissa in una pseudoscissa) non è necessario: “Preferisco che a non prendere posizione sia io” funziona ugualmente bene. Una variante ancora più formale della stessa frase sarebbe, comunque, “Preferisco essere io a non prendere posizione”, con il doppio infinito.

Fabio Ruggiano

Parole chiave: Accordo/concordanza, Analisi del periodo, Registri, Sintassi marcata, Verbo
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