Le ragioni della sintassi

Categorie: Semantica, Sintassi

QUESITO:

Vorrei porre una domanda circa l’uso del periodo ipotetico in relazione ad un verbo espresso al passato, per es.: “Disse che sarebbe andato al mare se il tempo fosse stato bello”. Ovviamente non so se l’azione espressa dal periodo ipotetico sia anteriore o posteriore al disse, quindi devo precisare questo rapporto aggiungendo delle espressioni del tipo seguente: in precedenza oppure in seguito.
Mi chiedevo se fosse possibile evitare l’aggiunta di queste espressioni gestendo adeguatamente il periodo ipotetico, per es.: “Disse che, se il tempo fosse stato bello, sarebbe andato al mare” qualora l’azione espressa dal periodo ipotetico sia collocata nel passato rispetto al disse e “Disse che sarebbe andato al mare, se il tempo fosse stato bello” qualora l’azione espressa dal periodo ipotetico sia posteriore rispetto al disse. Infatti esprimendo la protasi subito dopo il disse si è portati ad andare con la mente al passato (se il tempo fosse stato bello in passato); esprimendo invece l’apodosi subito dopo il disse, la mente va al futuro di quel disse (disse che sarebbe andato in futuro). 

 

RISPOSTA:

Di norma la sintassi prescinde da ragioni di rispecchiamento della realtà e segue una logica tutta interna. Esistono, però, costruzioni nelle quali ritroviamo una certa corrispondenza tra la realtà e la sintassi. La proposizione condizionale di un periodo ipotetico, per esempio, è preferibilmente anteposta alla reggente, che esprime la conseguenza, perché evidentemente nella realtà la condizione precede la conseguenza. Almeno nel parlato, inoltre, anche la proposizione causale precede preferibilmente la reggente (infatti nel parlato si fa largo uso della congiunzione siccome, che consente di anticipare la causale), perché il rapporto tra causa ed effetto è simile a quello tra condizione e conseguenza. 
Si pensi, inoltre, al cambiamento di significato di una frase formata da proposizioni coordinate con la congiunzione e corrispondente al cambiamento dell’ordine con cui sono sistemate le proposizioni: “Sono caduto e mi sono rotto una gamba” = ‘Sono caduto e, come conseguenza, mi sono rotto una gamba’ / “Mi sono rotto una gamba e sono caduto” = ‘Mi sono rotto una gamba e, come conseguenza, sono caduto’. 
Insomma, tendenzialmente quello che viene prima in una frase è interpretato come precedente, la causa o la condizione di ciò che viene dopo. Non è per forza così, si badi: la sintassi rimane fortemente svincolata dal rispecchiamento della realtà. Posso facilmente costruire, per esempio, frasi contrarie al rispecchiamento, come “Sono contento se vieni”, “Sono triste perché non sei venuto”, “Sono caduto dopo essermi rotto la gamba” ecc.
Come si vede dagli esempi, il rispecchiamento della realtà, o iconismo, nella lingua può cambiare i rapporti reciproci tra due elementi, ma non cambia il rapporto tra questi e il resto della frase, nel caso in cui la frase contenga altri elementi. Nel suo caso, lo spostamento della protasi del periodo ipotetico non cambia il rapporto tra il periodo ipotetico e la reggente, che rimane ambiguo tra l’anteriorità e la posteriorità. Va detto, comunque, che in assenza di specificazioni temporali i parlanti risolverebbero l’ambiguità favorendo l’interpretazione posteriore, perché la funzione di futuro nel passato del condizionale passato è oggi dominante rispetto a quella di esprimere la conseguenza irrealistica di un evento che non è avvenuto.
Fabio Ruggiano

Parole chiave: Analisi del periodo
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