QUESITO:
In un caso come il seguente, si può considerare l’ultimo elemento (né alcun’altra creatura) come riassuntivo, perciò dominante per la concordanza del verbo al singolare (potrà)?
“Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Lettera ai Romani 8:38, 39, CEI).
RISPOSTA:
L’aggettivo altra contenuto nel sintagma né alcun’altra creatura esclude che questo sintagma riassuma in sé tutti gli elementi precedenti, ma configura le possibili creature evocate come aggiuntive rispetto agli elementi elencati precedentemente. Del resto, il nome creatura non può essere usato correttamente come iperonimo di morte, vita, presente, avvenire, altezza, profondità, che identificano stati dell’essere o qualità, non certo creature.
Non bisogna, comunque, ritenere il verbo singolare potrà un errore (sebbene sia, in effetti, una forzatura grammaticale): quando il soggetto è rappresentato da più elementi collegati tra loro mediante la congiunzione o o, come in questo caso, mediante né, la concordanza al singolare è comune e ci sono buone ragioni per ammetterla al pari di quella al plurale. Con la congiunzione o, infatti, gli elementi dell’elenco sono l’uno in alternativa all’altro, quindi soltanto uno di essi realizza l’azione; con né, invece, addirittura tutti gli elementi sono esclusi dall’azione: nessuno di essi, infatti, è il soggetto logico, Nella sua frase, per esempio, il soggetto logico, soggiacente a tutta la costruzione, è niente.
Fabio Ruggiano