QUESITO:
Sul Treccani si legge che la posizione intermedia (fra ausiliare e verbo) di un avverbio è esclusa qualora quest’ultimo sia reso pesante (*«lui si è diversamente da noi atteggiato nei tuoi confronti»).
Nel caso in cui ci sia un doppio avverbio frapposto fra verbo e ausiliare vale lo stesso divieto?
1) Mario ha molto duramente lavorato per mantenere la sua famiglia.
2) Giovanni ha praticamente/quasi sempre sbagliato il calcio di rigore.
Anche in questo caso si parla di pesantezza degli avverbi oppure le frasi sono legittime, come penso io?
RISPOSTA:
L’elevatissima mobilità dell’avverbio all’interno dell’enunciato in italiano non consente di essere schematizzata qui in poche parole. Per una trattazione più dettagliata (in base a moltissime varianti semantiche, funzionali, sintattiche, diacroniche, diatopiche, diafasiche, diastratiche, diamesiche ecc. ecc.), la invito a consultare l’ottimo capitolo sull’avverbio della Grande grammatica italiana di consultazione di Renzi, Salvi e Cardinaletti, secondo volume; e pure gli studi di Guglielmo Cinque e di altri linguisti al riguardo. E pure così, vedrà, rimarrà fuori sempre qualche caso particolare.
Chiaramente, riguardo all’ordine dei costituenti, bisogna sempre tener conto non soltanto delle esigenze sintattiche, semantiche e stilistiche ma anche di quelle pragmatiche e del ruolo fondamentale dell’intonazione nel parlato. Motivo per cui anche soluzioni “pesanti”, cioè costituite da più parole, più sintagmi ecc., che sono tendenzialmente poco apprezzate e poco frequenti nello scritto formale, possono essere possibili se non addirittura frequenti nel parlato o nello scritto che vi si avvicina. Pertanto, sì, ha ragione lei, nella lingua parlata, almeno, sarebbero ben possibili soluzioni quali «Mario ha molto duramente lavorato per mantenere la sua famiglia» e «Giovanni ha praticamente/quasi sempre sbagliato il calcio di rigore», ma anche «lui si è diversamente da noi atteggiato nei tuoi confronti». Va detto che, in condizioni di comunicazione media non influenzata né dall’incertezza della programmazione, né da esigenze specifiche di messa in rilievo (focalizzazione contrastiva) di un elemento rispetto agli altri, soltanto il secondo esempio («Giovanni ha praticamente/quasi sempre sbagliato il calcio di rigore») sembra naturale, mentre il primo e il terzo sembrano davvero innaturali, anche se non del tutto impossibili. Del resto, il concetto di possibile/impossibile, asteriscato o no, grammaticale o non grammaticale, è sempre molto relativo quando dalla teoria si passa alla pratica, cioè alla lingua di tutti i giorni, tranne casi di evidente infrazione di regola di sistema quale, per esempio, la posposizione dell’articolo al nome e pochi altri casi: *«piede il mi fa male». Per questo, nessuna grammatica, nessuna trattazione linguistica, almeno in questo caso specifico degli avverbi, potrà mai formulare regole rigide né prevedere tutti gli usi possibili. Suprema ricchezza della lingua, dalle risorse infinite!
Fabio Rossi