La costruzione della “prospettiva”

Categorie: Lessico e fraseologia, Semantica

QUESITO:

Gradirei sapere quali di queste espressioni, miranti ad esprimere l’intenzione di valutare una situazione, sono corrette:
1) “Assumere (far propria) una angolatura, un angolo visuale, una prospettiva”.
2) “Porsi in una certa angolatura, angolo visuale o prospettiva”.
3) “Considerare la cosa da un certo angolo visuale, da una certa angolatura, da una certa prospettiva”.
In definitiva, un angolo visuale, una angolatura o prospettiva si assumono? In esse/o ci si pone? Da esse/o si osserva? (il che ovviamente presuppone che ci si ponga).

 

RISPOSTA:

Il problema non è semantico né sintattico, ma d’uso. Nella lingua, infatti, alcuni blocchi di parole si cristallizzano e, con il tempo, diventano persino quasi immodificabili (e prendono il nome di collocazioni). Si pensi a pioggia torrenzialescorrere l’indiceprofondamente ingiusto. Il nome angolatura con il significato di ‘punto di vista’ di solito è usato nell’espressione considerare / esaminare / guardare / osservare / valutare (qualcosa) da una (certa) angolatura; qualsiasi altra espressione suona insolita, a prescindere dalla legittimità semantica e dalla correttezza sintattica. Assumere un’angolatura e porsi in un’angolatura, per esempio, sono semanticamente possibili e sintatticamente corrette, ma mentre la prima è effettivamente usata, per quanto non frequentemente (la ricerca con Google restituisce circa 1.600 risultati, che è un numero piuttosto basso), la seconda è del tutto ignota all’uso. Per angolo visuale valgono le stesse restrizioni di angolatura. Anche prospettiva predilige da una (certa) prospettiva; rispetto alle altre parole qui considerate, però, è certamente quella più comune e quindi ammette più facilmente la composizione con parole diverse: assumere una prospettiva, infatti, restituisce circa 230.000 occorrenze nella ricerca con Google, porsi in una certa prospettiva circa 130.000.
Fabio Ruggiano

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