QUESITO:
Mi è capitato di riscontrare in talune narrazioni, sia orali che scritte, costruite prevalentemente al passato remoto o al passato prossimo, il ricorso al futuro semplice per anticipare dati fatti, come se non fossero ancora avvenuti (mentre in realtà non è così). Sono difatti successivi soltanto a quelli che il narratore ha già esposto con un tempo passato. Riporto un esempio per facilitare la comprensione:
Il mattino fu alquanto stancante per lo studente e il pomeriggio non fu da meno, con ore consumate sui libri e pochissimo spazio per il riposo. Ma la sera prenderà tutt’altra piega.
Vi chiedo se questo salto temporale, peraltro minimo, può essere espresso anche con il futuro semplice, come testimonia la scelta narrativa in esame, anziché con il canonico condizionale composto. Solo per ratifica, vi chiedo infine se si sarebbe potuto costruire l’intero periodo con il passato remoto, dato che al di là della scansione progressiva degli eventi, si tratta di un qualcosa interamente appartenente a un tempo ben definito, quindi compiuto, già trascorso.
RISPOSTA:
Non so a quale indirizzo lei abbia mandato le precedenti domande, ma le confermo che la compilazione del modulo è il procedimento corretto per ricevere una risposta. A questo proposito le chiedo di fare una domanda alla volta, per aiutarci ad archiviare ogni risposta.
L’uso del futuro da lei descritto si spiega immaginando uno spostamento del centro deittico, ovvero del punto da cui l’emittente guarda i fatti. Normalmente il centro deittico è qui e ora, quindi tutti i fatti riguardanti lo studente del racconto sono nel passato. Il sistema verbale italiano, però, consente anche di situare alcuni eventi in un momento successivo rispetto ad altri eventi passati (ma ancora nel passato rispetto al centro deittico dell’emittente, che in questo caso è il narratore). Questa costruzione si realizza soprattutto con il condizionale passato; infatti nel suo esempio la frase al futuro sarebbe solitamente costruita così: “Ma la sera avrebbe preso tutt’altra piega”.
Forzando un po’ la funzione standard dei tempi e dei modi verbali, l’emittente può giocare con il centro deittico, spostandolo avanti e indietro. In questo modo alcuni eventi risulteranno passati (rispetto al centro deittico normale) e altri futuri (rispetto al centro deittico “alternativo” passato). È quello che succede nel suo esempio, in cui all’inizio gli eventi sono passati, poi all’improvviso si passa al futuro (perché il centro deittico è stato spostato nel passato). Dal punto di vista della grammatica standard questa costruzione è un errore, e così dobbiamo considerarla se lo scrivente la adotta per distrazione o perché non è capace di organizzare i pianti temporali della narrazione. È anche possibile, però, che lo scrivente usi questa sequenza temporale insolita come scelta consapevole, per confondere e allettare il lettore, quindi come particolare che caratterizza il suo stile.
Fabio Ruggiano