QUESITO:
1) «Cosa disturbi Marco alle 6 di mattina?»;
2) «Cosa disturbi Marco a fare alle 6 di mattina» / «Cosa disturbi a fare Marco alle 6 di mattina?».
Nel loro significato originale, Cosa avrebbe in questo caso valore di complemento oggetto, visto che disturbare è transitivo, mentre la subordinata infinitiva retta da a avrebbe valore finale.
C’è da dire però che è impossibile che l’interpretazione sia questa, visto che nella prima frase c’è già un complemento oggetto (Marco) e nella seconda basterebbe invece volgerla da interrogativa in affermativa, ma risulterebbe sgrammaticata:
«Disturbo Marco a fare una chiacchierata».
Una vera frase con una subordinata finale, retta da a, sarebbe:
– «Cosa vai A FARE in Olanda?»
– «Vado in Olanda a trovare i miei parenti».
In questo caso ci sarebbe linearità tra interrogativa e affermativa.
Fatta questa premessa, mi chiedo se le due frasi del titolo siano legittime o se lo siano in un parlato più colloquiale, visto che costruzioni del genere sono molto diffuse in quest’ultimo contesto.
Il valore che hanno all’interno delle frasi è molto vicino a “perché/per quale motivo” o comunque vi è un valore causale, eppure sui dizionari, alla voce “Cosa”, non vedo nessun rimando a “cosa” o “cosa + subordinata infinitiva” a questo utilizzo.
Suppongo che si possa trattare di un fenomeno simile al che polivalente, che anche anch’esso può assumere un valore causale vicino a “dato che” se non addirittura più intenso e diretto.
A questo proposito per rendere l’idea propongo altre due frasi:
3) «Cosa disturbi Marco alle 6 di mattina che è impegnato?»;
4) «Cosa disturbi Marco a fare alle 6 di mattina» / «Cosa disturbi a fare Marco alle 6 di mattina che è impegnato?».
La parafrasi delle due frasi sarebbe quindi:
Cosa disturbi /cosa disturbi a fare Marco alle 6 di mattina = Perché disturbi Marco alle 6 mattina.
Che è impegnato = Dato che è impegnato.
Cosa ne pensa Lei? È un ragionamento legittimo il mio? Ci sono riferimenti a questo tema nelle grammatiche italiane?
RISPOSTA:
Sì, ha ragione, l’uso di cosa da lei segnalato è tipico delle varietà infornali di italiano recente e, come tale, scarsamente segnalato dalle grammatiche. Si tratta di una rigrammaticalizzazione del pronome interrogativo (che) cosa con funzione di connettivo causale, sia nella variante assoluta («Cosa disturbi Marco alle 6 di mattina?»), sia in combinazione con l’infinito fare: «Cosa disturbi Marco a fare alle 6 di mattina?» / «Cosa disturbi a fare Marco alle 6 di mattina?». La transizione semantica che ha portato cosa a specializzarsi come ‘perché, per quale motivo’ è abbastanza comprensibile: si parte da un contesto del genere: «per che cosa disturbi…?»; «lo disturbi per fare cosa?» e simili. Anche la sua osservazione sul che polivalente è corretta e va interpretata nel senso che dice lei: «che è impegnato» = dato che è impegnato.
Nessuno di questi costrutti può essere tacciato di scorrettezza. Si tratta semplicemente di costrutti dell’uso medio, o neostandard, ancora percepiti come più adatti all’italiano informale che a quello formale, ma assolutamente corretti.
Fabio Rossi
