QUESITO:
Mi permetto di proporre una piccola riflessione sulla concordanza a senso e sul fatto se debba essere considerata un errore o meno a livello di chiarezza.
Nel periodo “Lo scienziato oppone all’immagine della scala quella del cono: in esso, infatti, non c’è una linearità, bensì una pluralità di direzioni”, l’accordo grammaticale vorrebbe che si scrivesse in essa, in quanto il riferimento è all’immagine del cono; ma, a livello di chiarezza, a mio parere è preferibile usare il maschile per indicare direttamente il cono.
È un ragionamento logicamente valido oppure no?
RISPOSTA:
Nel suo esempio sono corretti tanto in esso quanto in essa. L’emittente può, infatti, scegliere se riferirsi con il pronome all’immagine o al cono, a seconda del significato che intende ottenere.
L’accordo tra il pronome e il suo referente non riguarda la concordanza a senso. Quest’ultima è un fenomeno sintattico: riguarda due costituenti della stessa frase, il soggetto e il predicato. Scatta quando il soggetto è grammaticalmente di terza persona singolare ma concettualmente plurale e il predicato è coniugato alla terza persona plurale (per esempio: “La band dell’altra sera suonavano benissimo”). La spiegazione di questo fenomeno è semplice: nella mente del parlante il referente plurale attrae la concordanza del verbo. Nell’italiano contemporaneo la concordanza a senso si considera accettabile anche in contesti scritti di media formalità quando sia esplicitato il complemento partitivo (per esempio: “Il 91% degli italiani mangiano pasta una volta al giorno”). Substandard è, invece, lo scambio di persona (che può essere assimilato alla concordanza a senso), come in “La mia famiglia siamo persone semplici”.
Una forma di concordanza a senso può coinvolgere la frase complessa, se il soggetto della proposizione coordinata o subordinata rimanda a un costituente della reggente alla terza persona singolare, ma il verbo è coniugato al plurale. Per esempio, in “Tifo per la squadra della mia città che vincano o perdano”, il soggetto di vincano e perdano è grammaticalmente la squadra, ma concettualmente “i giocatori”. La concordanza a senso può avvenire anche tra enunciati, con la stessa modalità vista per la frase complessa; per esempio: “Tifo da sempre per la squadra della mia città; che vincano o perdano”.
Fabio Ruggiano