QUESITO:
In aula, durante una lezione in cui si commentavano i versi finali del coro del quarto atto dell’Adelchi di Manzoni, nel termine colono (v. 119) uno studente coglieva una connotazione “ideologica”, estranea invece al termine contadino: colono, diceva, è chi lavora alle dipendenze di un padrone, coltivando terreni non di proprietà. Ne è nata una vivace discussione…
C’è del vero in quanto affermava? E qual è in realtà la sfumatura che diversifica i due sostantivi?
RISPOSTA:
Lo studente mostra una sottile conoscenza del lessico contemporaneo, nel quale, in effetti, con colono si designa un contadino dipendente, cioè un coltivatore di un fondo non suo. Diversa la natura del lessico poetico, spesso rivolto al passato, e in particolare al significato che le parole avevano in latino.
Qui Manzoni (il quale nella prosa si mostra ben più moderno che in poesia, dal punto di vista linguistico) utilizza colono nel significato originario di ‘agricoltore’ (dal verbo còlere ‘coltivare’). Si tratta dunque, nel caso dell’Adelchi, di un latinismo semantico, vale a dire di una parola italiana usata tuttavia nel significato della corrispondente parola latina.
Un dibattito siffatto, peraltro, mostra una bella vivacità sia degli studenti coinvolti sia del docente, in quanto stimola proprio l’arricchimento lessicale e l’approfondimento diacronico della lingua, colta nelle sue sfumature dagli usi poetici a quelli in prosa, dallo scritto al parlato, dagli usi arcaici a quelli contemporanei.
Fabio Rossi