C’entrare, centrare o entrarci?

Categorie: Fonetica e fonologia Lessico e fraseologia Morfologia Ortografia e stili grafici

QUESITO:

Durante una passeggiata con un amico notiamo dei tetti ricoperti di muschi e licheni. Mi viene spontaneo dire: «Deve c’entrare l’umidità». Il mio amico sostiene che si debba dire: «Deve entrarci l’umidità». In entrambi i casi volevamo dire: “deve avere a che fare con l’umidità”. Non riusciamo a capire chi dei due abbia ragione! Grazie. Ps: il mio amico è toscano ed è presuntuosamente convinto di avere ragione.

 

RISPOSTA:

Il suo amico ha ragione, come nel 99,9% i toscani in fatto di lingua, dal momento che l’attuale italiano deriva al 99% dal fiorentino del Trecento. In particolare, il verbo entrare è diverso dal verbo centrare ‘fare centro’, mentre il verbo *c’entrare non esiste (checché ne dicano certe grammatiche e certi vocabolari), dal momento che viola una regola di sistema molto forte, cioè l’impossibilità della posizione proclitica con l’infinito. Se poi c’entrare entrerà mai nell’italiano standard, è difficile da vaticinare (ne abbiamo già discusso anche qui). All’infinito, il clitico (o particella pronominale atona) ci può solo trovarsi dopo il verbo: entrarci. Dunque «Che c’entra?» va bene, mentre *«Mi chiedo cosa possa c’entrare» o «centrare», o «centrarci» sono agrammaticali; l’unica forma grammaticale è: «Mi chiedo cosa possa entrarci». L’uso di entrarci come ‘avere a che fare con’ è del tutto corretto in italiano, sebbene sia perlopiù limitato ai registri informali. L’importante è scriverlo correttamente. Come già visto, centrare ha un significato del tutto diverso (‘fare centro’), sebbene taluni dizionari, sbagliando, identifichino le varie forme entrare/centrare/c’entrare.

Fabio Rossi

Parole chiave: Pronome, Registri, Verbo
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