Ancora sui rapporti tra i tempi verbali

Categorie: Sintassi

QUESITO:

Vorrei sapere se i quattro periodi elencati di seguito possono essere giudicati corretti (o comunque accettabili) e, tra questi, qual è il più idoneo a un linguaggio sorvegliato:

1. Se domani non sarò a casa per le 8, vorrà dire che mi avranno trattenuto all’allenamento.

2. Se domani non sarò a casa per le 8, vuol dire che mi avranno trattenuto all’allenamento.

3. Se domani non sarò a casa per le 8, vorrà dire che mi hanno trattenuto all’allenamento.

4. Se domani non sarò a casa per le 8, vuol dire che mi avranno trattenuto all’allenamento.

Vi domando inoltre – rimanendo in tema di sintassi – se il seguente periodo ipotetico

Se non ti avessi conosciuto, oggi sarei stato solo,

può essere definito corretto, al pari del più diffuso

Se non ti avessi conosciuto, oggi sarei solo.

In altre parole, quando l’apodosi ha, per così dire, effetti sul presente, si può comunque impiegare il condizionale composto o si è obbligati a scegliere il presente?

 

RISPOSTA:

Cominciamo dalla scelta tra vorrà e vuole nella prima domanda. In questo caso, ciò che conta maggiormente è il momento dell’enunciazione, non la relazione con il sarò della protasi: la scelta, cioè, dipende da quando si verifica l’evento rispetto al momento in cui viene prodotto l’enunciato, ovvero nel futuro. Stando così le cose, l’opzione più formale è vorrà, sebbene vuole non sia scorretto (il presente è, anzi, usato comunemente per esprimere il futuro). Per quanto riguarda il tempo da usare nella proposizione oggettiva, la scelta più formale è il passato prossimo (quindi la frase da preferire è la numero 3); il futuro anteriore (frase numero 1) è da alcuni ritenuto inaccettabile, ma io ho una posizione più moderata (può leggere in proposito questa risposta dell’archivio di DICO).
Per quanto riguarda la seconda domanda, entrambe le varianti del periodo ipotetico sono accettabili: nella prima si mantiene il rapporto temporale previsto dal periodo ipotetico dell’irrealtà, congiuntivo trapassato nella protasi, condizionale passato nell’apodosi; nella seconda si dà peso al momento dell’enunciazione, ovvero oggi, che spinge a usare il condizionale presente. Si consideri che il rapporto temporale tra la protasi e l’apodosi può essere vario: spesso dipende da una sfumatura di significato che si vuole esprimere o dal gusto dell’emittente.
Fabio Ruggiano

Parole chiave: Analisi del periodo, Verbo
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