QUESITO:
“Avrei voluto che mia figlia si sposasse prima che mio padre ci lasciasse”.
Modificando i tempi e incastrandoli nelle varie soluzioni disponibili, si otterrebbero periodi ugualmente corretti?
1. Avrei voluto che mia figlia si fosse sposata prima che mio padre ci lasciasse.
2. Avrei voluto che mia figlia si sposasse prima che mio padre ci avesse lasciato.
3. Avrei voluto che mia figlia si fosse sposata prima che mio padre ci avesse lasciato.
Sostituendo prima che con quando / finché e modificando parzialmente la costruzione, quali tempi e modi consigliereste?
4. Avrei voluto che mia figlia si sposasse quando mio padre fosse / fosse stato / era ancora in vita.
5. Avrei voluto che mia figlia si sposasse finché mio padre fosse / fosse stato in vita.
RISPOSTA:
Tutte le varianti del primo gruppo sono corrette, ma il cambiamento dei tempi verbali produce delle differenze di significato, alcune sfumate, alcune evidenti.
In base alla consecutio temporum, la frase iniziale rappresenta l’evento dello sposarsi come contemporaneo o successivo nel passato rispetto al volere; sono la costruzione sintattica e la logica a chiarire che lo sposarsi è successivo al volere. Il lasciare, a sua volta, è in relazione allo sposarsi, rispetto al quale è contemporaneo o successivo nel passato. Anche in questo caso, la logica e la sintassi chiariscono che il lasciare è successivo allo sposarsi.
La variante 1 specifica, con il trapassato, che lo sposarsi è precedente al volere. L’imperfetto lasciasse, invece, mantiene il rapporto di posteriorità rispetto allo sposarsi.
La variante 2 è controintuitiva, perché rappresenta il lasciare come precedente allo sposarsi, quando è ovvio il contrario, cioè che l’emittente immagini lo sposarsi come precedente il lasciare.
Questa particolarità è tipica della locuzione congiuntiva prima che, ed è stata descritta nella FAQ “Prima che” e “prima di” dell’archivio di DICO.
Lo stesso vale per la variante 3, nella quale il trapassato avesse sposato specifica l’anteriorità rispetto ad avrei voluto.
Nella frase 4 l’indicativo è senz’altro corretto e mantiene il significato temporale di quando. Il congiuntivo trasforma la proposizione temporale in una condizionale, per cui quando diviene equivalente a se. Di conseguenza le varianti con il congiuntivo sono svincolate dalla temporalità è possono riferirsi a oggi come al passato e persino al futuro. I tempi verbali esprimono, infatti, in questo caso, il grado di possibilità degli eventi (e solo in subordine le relazioni temporali reciproche), non il tempo assoluto degli eventi.
Per ragioni logiche, la variante quando / se mio padre fosse ancora in vita è possibile soltanto se la si colloca nel presente (quando / se mio padre oggi fosse ancora in vita): sarebbe molto strano, infatti, rappresentare come possibile la presenza in vita di una persona nel passato contemporaneamente a un altro evento.
La variante quando mio padre fosse stato in vita è corretta nel passato e nel presente e rappresenta l’essere ancora in vita come irreale, quindi suggerisce che il padre non sia più in vita, oppure non era più in vita, nel momento dello sposarsi. La frase è accettabile anche se la collochiamo nel futuro, con la precisazione che il padre deve essere non più in vita già nel presente (non si può, infatti, rappresentare la presenza in vita di una persona nel futuro come irreale, a meno che la persona non sia già morta oggi): tra un anno avrei voluto che mia figlia si sposasse quando mio padre oggi fosse stato ancora in vita.
Per quanto riguarda la frase 5, la congiunzione finché ammette il congiuntivo come variante più formale dell’indicativo, rimanendo comunque una congiunzione temporale. Dal punto di vista semantico, quindi, fosse = era e fosse stato = era stato. Sia l’imperfetto sia il trapassato sono possibili. L’imperfetto rappresenta l’essere in vita come contemporaneo nel passato allo sposarsi; il trapassato lo rappresenta come precedente, quindi suggerisce che non lo fosse più al momento dello sposarsi.
Si noti che la combinazione di finché con il trapassato congiuntivo o indicativo implica che lo sposarsi sia effettivamente avvenuto; nessuna delle altre varianti della frase chiarisce se lo sposarsi sia avvenuto o no nel momento dell’enunciazione, cioè nel momento in cui le frasi sono state prodotte.
Fabio Ruggiano