QUESITO:
Si dice che i pronomi personali rispondano alla domanda A CHI? Il pronome personale indiretto me = a me, ti = a te, gli = a lui, le = a lei, ci = a noi, vi = a voi e loro = a loro (anche gli).
Ho letto un pezzo nel Corriere della Sera qualche anno fa in cui un pronome personale indiretto era usato per far riferimento a una cosa inanimata, non a una persona. Ho pensato a un altro esempio in cui il pronome personale indiretto dovrebbe essere accettabile per far riferimento a una cosa: “Hai lasciato l’assegno alla banca?” “Sì, le ho lasciato l’assegno”, o “Sì, gliel’ho lasciato”. Le = alla banca.
Se il mio esempio con la banca è corretto, potrebbe spiegarmi come mai viene accettato? È perché in quel esempio, le vuol dire ‘alla commessa’ o ha a che fare con il verbo? Potrebbe fornirmi altri esempi in cui un pronome personale indiretto può far riferimento a una cosa invece di una persona? Immagino che sia una cosa molto particolare.
RISPOSTA:
Nessun uso irregolare, né particolare. Oggi gli e le (come anche lo, la) possono essere senza timore riferiti a cose, anche nell’uso scritto, nonostante le obiezioni di qualche grammatico attardato. La domanda cui rispondono non è dunque «a chi?» bensì «a chi, a che cosa?». Già negli anni Ottanta Serianni osservava, nella sua Grammatica, l’assoluta normalità di frasi come «Quest’orologio non funziona: che cosa gli hai fatto?». L’alternativa con esso è del tutto innaturale, e dunque da evitare: «che cosa hai fatto a esso?». L’unica alternativa possibile, se non piacciono gli/le riferiti a cose (che però, come ripeto, sono assolutamente corretti e normali) è ripetere il nome: «L’orologio non funziona. Che cosa hai fatto all’orologio?». Gli esempi di le riferiti a cose femminili sono innumerevoli e tutti corretti e normali (non eccezionali): «quando le dai una verniciata?», riferito a parete; «le ho dato una spinta per farla ripartire» (riferito a automobile) ecc. ecc.
Fabio Rossi