QUESITO:
“Avrei paura che tu lo liquidi con poche, asciutte parole”, “Non te lo confesserei, perché avrei paura che tu ne risentissi”.
In questi due passaggi narrativi, i relativi autori hanno compiuto scelte diverse. Muovendo dall’articolo 2800821 dell’archivio delle domande incluso nel vostro sito, deduco che entrambi i tempi siano ammessi.
Una volta mi pare di aver letto – non ricordo se in rete o in una pubblicazione cartacea – un passaggio costruito invece con il condizionale del verbo potere.
È possibile che per una frase iniziante per avrei paura che, o per predicati ascrivibili al medesimo concetto, la scelta sintattica abbracci in linea teorica tre soluzioni?
1. Avrei paura che tu possa fallire.
2. Avrei paura che tu potessi fallire.
3. Avrei paura che tu potresti fallire.
È inoltre possibile – domando ancora – che i servili, in particolare potere, facilitino l’introduzione del modo condizionale in una subordinata normalmente incline al congiuntivo?
Al mio orecchio, linguisticamente imperfetto, la frase numero 3 suona meglio rispetto a un’ipotetica
4. Avrei paura che tu falliresti.
RISPOSTA:
Le frasi con la completiva al condizionale sono ugualmente problematiche: non ci sono regole che vietino questa costruzione (e comunque la presenza del verbo servile non è rilevante), ma essa è comunque sfavorita, probabilmente perché la coppia formata dalla reggente al condizionale presente e dalla completiva al congiuntivo è assimilata al periodo ipotetico con apodosi al condizionale presente e protasi al congiuntivo quasi sempre imperfetto. Lo stesso motivo potrebbe essere alla base della preferenza del congiuntivo imperfetto nella completiva retta da una proposizione al condizionale presente, laddove la consecutio temporum richiede il congiuntivo presente. Eviterei la costruzione della completiva al condizionale, tranne nel caso in cui quest’ultima è a sua volta l’apodosi di un periodo ipotetico; per esempio: “Avrei paura che tu falliresti / potresti fallire se ci provassi”.
Fabio Ruggiano