QUESITO:
Ho un dubbio sulla seguente frase: “Mi disse che non si era recato a Roma perché il suo amico non lo accompagnava”. Secondo il mio dilettantistico parere, questa espressione è la più corretta per creare una contemporaneità fra il non essersi recato a Roma del soggetto in questione e la mancata presenza dell’amico come accompagnatore. Le persone con cui mi sono consultato, tra le quali c’erano anche degli specialisti, almeno stando alle qualifiche, sostenevano che la contemporaneità poteva essere ottenuta solo usando il trapassato prossimo e non l’imperfetto (“Mi disse che non si era recato a Roma perché il suo amico non lo aveva accompagnato”). Ciò mi pare errato, in quanto se usassi il trapassato prossimo per ottenere la contemporaneità fra i due eventi, cosa dovrei usare per ottenere l’anteriorità? In questo contesto l’anteriorità non avrebbe senso, ma, cambiando di poco la frase, potrebbe averlo. Per esempio: “Mi disse che non si era recato a Roma perché il suo amico non era venuto da lui il giorno prima della partenza, essendo rimasto bloccato nella sua città per problemi familiari”.
RISPOSTA:
La sua riflessione è corretta, ma arriva alla conclusione sbagliata: il trapassato prossimo esprime sempre anteriorità rispetto al passato; nella frase in questione tale anteriorità è neutralizzata dall’immediato riconoscimento del rapporto di causa-effetto tra non lo aveva accompagnato e non si era recato. A causa di questa relazione logica, il secondo trapassato viene interpretato come sullo stesso piano del primo, quindi come se fosse dipendente non dal primo, ma direttamente da disse. L’anteriorità del trapassato, però, emerge più chiaramente in una frase in cui il secondo evento sia meno direttamente collegato al primo (come nella sua seconda frase).
Detto questo, la scelta del trapassato prossimo aveva accompagnato è corretta, non perché il trapassato indichi contemporaneità, ma proprio perché indica anteriorità. L’evento che rappresenta la causa è, infatti, precedente a quello che ne rappresenta l’effetto. L’imperfetto, al contrario, è una scelta meno felice, proprio perché rappresenta il non accompagnare come contemporaneo al non essersi recato, quando è chiaro che il primo evento precede il secondo. L’imperfetto ritorna accettabile se si intende dare alla frase un significato leggermente diverso; questo tempo può, infatti, essere interpretato come un condizionale passato (non l’avrebbe accompagnato), quindi come una proiezione dal passato verso il futuro. Questa interpretazione regge se si immagina una proposizione al trapassato sottintesa: “Mi disse che non si era recato a Roma perché il suo amico (gli aveva detto che) non lo accompagnava / avrebbe accompagnato” (oppure perché aveva saputo che il suo amico non lo accompagnava / avrebbe accompagnato). Ovviamente, la variante avrebbe accompagnato è più formale di accompagnava.
Diverso sarebbe il caso in cui il rapporto non sia tra due eventi, ma tra un evento e uno stato: “Mi disse che non era andato a Roma perché non c’era il suo amico”. In questo caso l’imperfetto assume effettivamente la funzione di esprimere la contemporaneità nel passato; descrive, infatti, uno stato di cose che si verificava nel momento in cui l’evento (non) era avvenuto.
Fabio Ruggiano