QUESITO:
Leggendo le risposte alle domande in archivio, ho letto questa vostra risposta:
“Nella frase (“Giuseppe, come studente, è molto superficiale”), […] come studente è un complemento predicativo”. Perché la grammatica di R. Zordan analizza le espressioni introdotte da “come, in
qualità di…” apposizioni?
Ho poi un dubbio su questa espressione. Si deve dire “il mio percorso di studi universitariO” o “il mio percorso di studi universitarI”?
Infine, si deve dire (se parla un uomo) “Se fossi stato una persona…” o “Se fossi stata una persona…”?
RISPOSTA:
La classificazione delle espressioni nominali costruite con come è a metà strada tra l’apposizione e il complemento predicativo. Io preferisco distinguere tra casi come lo studente Giuseppe, in cui il sintagma lo studente è strettamente legato al nome che accompagna, al pari di un aggettivo, ed è apposizione, e Giuseppe, come studente, in cui il sintagma ha maggiore autonomia sintattica (potremmo spostarlo in molte posizioni: Giuseppe è bravo, come studente, diversamente dall’altro: *Giuseppe è bravo lo studente). Per comodità, molte grammatiche non fanno una simile distinzione e accomunano le due espressioni nella categoria delle apposizioni, associando il complemento predicativo esclusivamente alla presenza di un verbo copulativo (Giuseppe è diventato uno studente modello) o di un verbo predicativo con funzione copulativa: Giuseppe è stato premiato come studente.
La concordanza dell’aggettivo con espressioni internamente solidali ma non cristallizzate è libera: entrambe le soluzioni, percorso di studi universitario e percorso di studi universitari, sono accettabili e difendibili. Propenderei, comunque, per la concordanza con percorso, visto che è il costituente più simile alla testa di un composto. Nei composti e nelle unità polirematiche (per un approfondimento sul concetto di unità polirematica rimando all’archivio di DICO), infatti, è la testa, cioè il costituente dominante, che guida la concordanza: un capostazione rigoroso (non *un capostazione rigorosa) un treno merci lunghissimo (non *un treno merci lunghissime), occhiali da sole nuovi (non *occhiali da sole nuovo).
Anche quando la parte nominale o il complemento predicativo contiene un nome di genere e/o numero diversi da quelli del soggetto (il suo terzo dubbio) si crea un problema di accordo, questa volta del participio passato o della persona del verbo. A rigore, il verbo (quindi anche il participio passato che ne fa parte, concorda con il soggetto (quindi se fossi stato una persona); l’attrazione della parte nominale, però, è molto forte, perché la parte nominale è il sintagma adiacente al verbo e perché, tutto sommato, con il verbo essere o un verbo copulativo la parte nominale identifica il soggetto al pari del soggetto stesso. Ne consegue che entrambe le soluzioni sono accettabili, con una preferenza, anche in questo caso, per l’accordo con il soggetto.
Un esempio di dubbio sull’accordo della persona del verbo potrebbe essere il seguente: “I miei amici sono la mia famiglia” / “la mia famiglia è i miei amici”. Si noterà dall’esempio che quando il soggetto è plurale e il nome del predicato è singolare il verbo difficilmente va al singolare: i miei amici è la mia famiglia è possibile al pari di se fossi stata una persona, ma sfavorito; al contrario, quando il soggetto è singolare e il nome del predicato plurale è l’accordo con il nome del predicato a essere preferito: la mia famiglia sono i miei amici. Difficile spiegare la ragione di questa differenza di trattamento dell’accordo, ma probabilmente essa dipende dalla maggiore salienza semantica del plurale rispetto al singolare: il plurale, cioè, attrae l’accordo del verbo più fortemente del singolare, a prescindere dalla funzione sintattica dei sintagmi.
Fabio Ruggiano