QUESITO:
Gentili professori/staff di DICO, stavo trascrivendo una poesia degli inizi del Seicento dedicata alla decollazione di San Giovanni Battista. Volevo chiedere se la presenza o assenza della virgola al verso 2, dopo essangue, dia un senso diverso ai versi. “Che muto e freddo langue” si riferisce al precursore di Cristo (il Battista) o al capo esangue?
Prima versione
1 Ecco del precursore
2 Di Christo il capo essangue,
3 Che muto e freddo langue;
Seconda versione
1 Ecco del precursore
2 Di Christo il capo essangue
3 Che muto e freddo langue;
RISPOSTA:
Nell’italiano contemporaneo la virgola prima della proposizione relativa ha un peso importante: segnala se la proposizione sia da interpretare come limitativa o come esplicativa. La limitativa non vuole la virgola e contiene un’informazione necessaria per definire il suo referente, che si trova nella reggente; l’esplicativa, invece, separata dalla reggente dalla virgola, contiene un’informazione accessoria sul referente. Prendendo spunto dal suo caso, “ecco il capo esangue che langue” mette in evidenza, insieme al capo, la circostanza in cui questo si trova, ovvero il fatto che sia inerte; “ecco il capo esangue, che langue”, invece, indirizza l’attenzione sul capo esangue, aggiungendo solo in un secondo momento l’informazione della circostanza in cui si trova. In entrambi i casi, comunque, non ci sono dubbi sul fatto che il referente del relativo sia il capo e non del precursore.
La distinzione tra i due tipi di relativa, ripeto, vale per l’italiano contemporaneo; fino a metà Novecento non era così netta. Se andiamo indietro nel tempo, poi, addirittura al Seicento, non possiamo contare sui segni di interpunzione per arrischiare interpretazioni sottili sul senso dei testi, perché i segni erano usati con una certa libertà, e soprattutto con forti differenze stilistiche da autore ad autore. Per i testi antichi, inoltre, c’è il problema della tradizione da considerare: prima di scegliere se mettere o no una virgola dobbiamo accertarci che quella fosse davvero l’intenzione dell’autore, e non una scelta, o un errore, di un copista o di un tipografo invadente o poco attento. Raramente possiamo avere la certezza per dettagli così minuti come le virgole, e ci dobbiamo affidare a congetture o ai testimoni più affidabili. A maggior ragione, quindi, dobbiamo resistere alla tentazione di attribuire significati specifici a questi tratti.
Fabio Ruggiano